Il rischio clinico è un capitolo della sanità a cui non è stata ancora data abbastanza importanza.
Questa tipologia di rischio consiste nel fallimento di una pratica clinica che porta il paziente a un peggioramento delle sue condizioni di salute; questo errore può essere dovuto sia a problemi legati alla struttura ospedaliera, sia a motivazioni gestionali, sia a fattori legati alla competenza del personale sanitario.
Spesso il modo migliore per gestire il rischio clinico è saper individuare tutti gli aspetti che hanno fatto fallire una certa prestazione, individuando la causa precisa dell’errore e analizzando a fondo l’ambiente circostante che potrebbe aver favorito l’accaduto.
Di sicuro il fattore “errore umano” è preponderante, ma si sommano anche carenze strutturali, disorganizzazione, un sistema poco digitalizzato, la mancanza di comunicazione o strumentazione scadente.
Per gestire al meglio questo genere di situazione ci si affida a due fasi distinte: la fase di analisi del rischio e la fase di gestione del rischio; dove nella prima fase si studiano le probabilità e i possibili effetti avversi, mentre durante la seconda si confrontano i rischi con il rapporto costo/benefici, per avere una scelta operativa finale oggettiva e sicura.
Cos’è il rischio clinico, come parlarne?
Il rischio clinico indica la possibilità che un paziente subisca un danno involontario durante una certa procedura clinica, questo danno è dovuto alle cure sanitarie che non sono state assolte in pieno regime di sicurezza e che quindi portano a un errore.
Tutto ciò porta il paziente a un prolungamento del suo stato di malattia, oltre che a un peggioramento delle condizioni di salute o, in casi estremi, anche alla sua morte.
Il rischio clinico rappresenta quindi l’eventualità dell’errore in medicina, cioè una mancanza del sistema sanitario che porta al fallimento di scelte terapeutiche programmate.
Esempi di questa tipologia di errori consistono in:
- un’azione non corretta o un’omissione che possono avere delle conseguenze negative sull’esito finale;
- un comportamento considerato inadeguato da un collega sanitario che svolge una mansione uguale al momento in cui si verifica il fatto;
- un evento avverso che poteva essere prevenuto e che invece porta un danno al paziente, non dovuto alle condizioni cliniche di partenza.
Si distingue l’errore attivo dall’errore latente: l’errore attivo è ben identificabile e vicino al momento dell’evento avverso; spesso è dovuto a un’azione sbagliata commessa da un operatore o causata da un incidente, come il malfunzionamento di un apparecchio o di uno strumento; gli errori latenti sono delle insufficienze organizzative-gestionali del sistema, che portano poi al verificarsi di un errore attivo.
L’individuazione dell’errore attivo può essere di più semplice indagine, invece più complesso è individuare tutte le insufficienze latenti presenti nel sistema; inoltre un errore nel sistema può portare più facilmente ad altri errori.
La maggior parte degli incidenti, che accadono in organizzazioni complesse come gli ospedali, è generata dall’interazione fra le diverse componenti del sistema, quella tecnologica, quella umana e quella organizzativa.
Com’è percepito il rischio clinico
Il rischio clinico in alcune situazioni risulta essere il prodotto di un’azione errata, ma allo stesso tempo diretta; in altre invece potrebbero essere coinvolti diversi fattori che concorrono al suo sviluppo, tra cui:
Fattori strutturali e tecnologici:
• caratteristiche del fabbricato sanitario, la sua progettazione e la sua manutenzione;
• sicurezza e logistica degli ambienti;
• apparecchiature e strumentazioni, il loro funzionamento, la manutenzione, il ricambio;
- La digitalizzazione e l’automatizzazione.
Fattori organizzativo-gestionali e condizioni di lavoro:
- distribuzione dei turni e carico del lavoro;
- coinvolgimento degli stakeholder;
- il luogo di lavoro: la postazione di lavoro, monitor, allarmi, rumore, luce;
- sicurezza del paziente e sistemi di segnalazione degli errori.
Fattori umani:
- fattori di carattere personale, come la percezione, l’attenzione, la memoria, la capacità di prendere decisioni e la responsabilità;
Caratteristiche dell’utenza:
- aspetti socio-culturali: aspetti demografici, ambiente socio- economico, complessità e compresenza di patologie acute e croniche.
Fattori esterni:
• normativa di legge;
• assicurazioni.
I documenti ufficiali sulla gestione del rischio clinico danno alcune indicazioni a livello nazionale tra cui:
- Sperimentare nuovi supporti tecnologici per semplificare i processi organizzativi e ridurre gli errori evitabili;
- Elaborare raccomandazioni e linee guida per la rilevazione dei rischi di errori;
- Individuare un sistema di coordinamento nazionale per la gestione del rischio clinico;
- Realizzare un database nazionale per la raccolta di dati relativi alle polizze assicurative.
Il rischio clinico viene affrontato con una serie di procedure che si articolano in due fasi successive: l’analisi del rischio e la gestione del rischio.
Nella prima fase di analisi si identifica il rischio, lo si definisce, lo si studia nelle sue caratteristiche; si considerano la probabilità, la gravità, la reversibilità oppure l’irreversibilità degli effetti.
La seconda fase di gestione del rischio è invece una procedura decisionale che valuta il rapporto costi/benefici, che permette di prendere una decisione operativa ponderata.
Il principio di precauzione, infine, definisce misure provvisorie di fronte a potenziali rischi, per i quali non si possiedono sufficienti dati scientifici in attesa di averne di piú, inoltre aiuta anche prevedere come potrà essere nel futuro una determinata situazione.
Come coinvolgere i pazienti sul rischio clinico
È importante che pazienti e caregiver siano consapevoli sul significato di rischio clinico.
Per diverse ragioni. Il cittadino consapevole dei rischi, infatti:
- assume comportamenti corretti per evitarli;
- segnala al personale sanitario situazioni e comportamenti che possono comportare rischi, in modo da favorire l’appropriatezza delle scelte terapeutiche;
- pone domande che consentono al personale di assumere scelte assistenziali corrette;
- In questo rapporto di fiducia e collaborazione con l’équipe medica, il paziente è portato a seguire le prescrizioni, nonché a segnalare situazioni percepite come diverse e non conformi rispetto a quelle concordate.
La sicurezza clinica e il rischio clinico sono due aspetti di cui ogni paziente deve sempre tenere conto quando affronta percorsi di cura. Per questo occorre un’informazione puntuale rivolta ai cittadini sulle cause che concorrono a determinare eventi avversi.
D’altro canto, se gli utenti/cittadini usano in modo appropriato i servizi sanitari, questo può ridurre l’esposizione ai rischi inutili e migliorare le condizioni di operatività.
Nei servizi, gli utenti possono essere coinvolti nell’accertamento della percezione dei rischi, nell’individuazione di strategie per migliorare, nelle fasi di programmazione e valutazione dei servizi, nella costruzione di materiali informativi ed educativi. Particolarmente utile e poco costosa è la revisione ed analisi dei reclami che i pazienti presentano alle amministrazioni.
Sono frequenti anche le indagini attraverso interviste o la somministrazione di un questionario auto compilato.
Particolarmente importante è conciliare il coinvolgimento del paziente con l’adozione di scelte basate sulle prove di efficacia. E’ ormai noto che quando l’utente partecipa al processo decisionale la sua soddisfazione è maggiore, i risultati clinici migliorano, accetta le decisioni prese e si attiene al trattamento deciso.
Si possono descrivere tre modelli di processo decisionale:
a) paternalistico: il medico decide ciò che ritiene sia meglio per il paziente, senza chiedere le sue preferenze;
b) consenso informato: il paziente riceve (di solito dal medico) delle informazioni sulle opzioni, ha quindi entrambe le componenti (informazioni e preferenze) necessarie per prendere una decisione;
c) condivisione delle decisioni: intermedio tra i due precedenti, che vede il paziente ed il medico contribuire alla decisione finale.
In ogni caso, quando si definisce il rischio clinico, bisogna tenere a mente questi aspetti:
a) i processi di cura devono essere costruiti e gestiti avendo il paziente come perno centrale di tutte le scelte. Questo garantisce l’attenzione alla prevenzione dei rischi e la partecipazione del paziente al proprio processo di cura;
b) l’organizzazione dovrebbe essere gestita con il più ampio coinvolgimento di dirigenti ed operatori, in modo che ciascuno si senta protagonista e corresponsabile;
c) il piano della sicurezza clinica deve includere le modalità di coinvolgimento del paziente e degli altri stakeholder.
Un contributo specifico sui requisiti di coinvolgimento del paziente proviene dalle Raccomandazioni del Consiglio d’Europa, che prevedono -tra l’altro- che le informazioni relative alla sicurezza debbano essere disponibili al pubblico, assicurando così scelte consapevoli sulla base di una valutazione dei rischi e dei benefici delle opzioni di trattamento.
Nel caso di evento avverso e danno per il paziente:
a) le persone danneggiate devono essere affrontate apertamente, con onestà e sensibilità, ricevere spiegazioni ed essere coinvolte nelle successive indagini;
b) i pazienti devono potersi esprimere quando si accorgono che qualcosa potrebbe o è effettivamente andato male nel trattamento. Le organizzazioni devono disporre di meccanismi che permettano al paziente di segnalare gli incidenti, in modo che le aziende sanitarie possano imparare da ciò che non ha funzionato, a complemento alle procedure di reclamo presenti;
c) i pazienti danneggiati devono avere la possibilità di ricevere un compenso finanziario senza sottoporsi a lunghi processi giudiziari.
Particolare attenzione deve essere dedicata all’ educazione per la sicurezza del paziente, che deve essere introdotta a tutti i livelli sia nel pubblico sia nel privato ed essere rivolta ai pazienti, ai caregiver, alle loro famiglie, al pubblico in generale, ai media, alle organizzazioni dei consumatori, agli assicuratori, alle associazioni di categoria.
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Fonte
Ministero della Salute, Sicurezza dei pazienti e gestione del rischio clinico:Manuale per la formazione degli operatori sanitari