La dottoressa Daniela Barberini, Logopedista e Presidente della Cooperativa ALINT –Logopedia Integrata, fa questo lavoro dal 1982 con grande passione e determinazione. Ha scelto di farlo per aiutare le persone e perché per lei riabilitare il linguaggio è la sfida più alta nell’ambito della cura. Oggi ci racconta soprattutto la sua esperienza con i bambini.

È il linguaggio che ci rende umani, è la nostra caratteristica nucleare. Così afferma il linguista americano N. Chomsky (“language is the core property that basically defines human beings”). Non possiamo fare a meno delle parole. Perché la lingua pensa e descrive la realtà e ci consente di comunicare.
La Logopedia, dal greco logos (discorso) e paideia (educazione), si occupa appunto dell’educazione o rieducazione funzionale di questa fondamentale facoltà umana compromessa da tutte quelle patologie che causano disturbi del linguaggio orale e scritto, della parola, della voce e di tutti i deficit comunicativi.
Il/la logopedista quindi, attraverso specifiche terapie logopediche, si occupa di riabilitazione del linguaggio in tutte le sue forme, ma anche della cura delle funzioni del cavo orale. Le aree d’intervento di un logopedista sono molte, tra cui:
- disturbi Specifici di Linguaggio (DSL) o in quelli secondari a deficit di tipo neurologico e cognitivo
- disturbi della fluenza del parlato (come nella balbuzie)
- disturbo della comunicazione di tipo autistico
- afasie
- agnosie
- aprassie
- disturbi da lesione sensoriale come la sordità
- disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) della lettura, scrittura e calcolo (come la dislessia, disortografia e disgrafia e discalculia).
Dottoressa Barberini, che cos’è esattamente il linguaggio?

La dottoressa Daniela Barberini
È una facoltà umana, non è una funzione, cioè non ha un organo deputato a svolgere questa funzione, bensì coinvolge più organi come il cavo orale e altre attività come la respirazione. L’articolazione della parola è il cuore del linguaggio, che nasce dal pensiero e si manifesta nel contenuto che vogliamo comunicare. Si tratta di un sistema complesso che parte dal cervello, coinvolge la respirazione e la vibrazione delle corde vocali, fino ad arrivare all’emissione del suono. È grazie a questo sistema che nasce la comunicazione del pensiero. Perché il pensiero si articola linguisticamente, il pensiero è il linguaggio e il linguaggio è un sistema ad altissima complessità.
E il logopedista si occupa del linguaggio, giusto?
Sì, ma non solo. Ci occupiamo della cura e del potenziamento delle funzioni del cavo orale, di tutti i disturbi del linguaggio e anche del potenziamento della lingua italiana e quindi del lessico. Attraverso esercitazioni mirate, il logopedista trova, insieme al paziente, le strategie migliori per progredire nel suo disturbo (ad esempio nella balbuzie). L’obiettivo da raggiungere è il potenziamento dello stato di salute e del linguaggio della persona che si è rivolta a noi.
Ma il nostro ruolo abbraccia diversi ambiti. Il logopedista si occupa anche della nutrizione dei bambini o di persone adulte che presentano disturbi nella masticazione o nella deglutizione. Nei reparti neonatali, possiamo essere chiamati per un bimbo che ha difficoltà ad attaccarsi al seno della madre per un problema strutturale (quindi anatomico e morfologico) del cavo orale.
Altri interventi, invece, possono riguardare lo svezzamento o la difficoltà nella masticazione di cibi più duri come la carne o altri alimenti che hanno bisogno di competenze muscolari e funzionali che devono seguire un iter di sviluppo. Man mano che il bambino cresce, sviluppa tutte le funzioni del cavo orale che partono dall’alimentazione e consentono di arrivare alla produzione delle prime parole.
Poi naturalmente c’è l’interazione tra i primi suoni emessi dal bambino e la risposta del contesto ambientale e familiare che interagisce con il piccolo quando inizia a produrre questi suoni. Suoni che diventano parole, perché il linguaggio cresce insieme alle funzioni motorie, così come crescono le funzioni cognitive. Per questo motivo, prima si interviene, meglio è, soprattutto nel ritardo del linguaggio.
In altre parole, il bambino deve essere seguito nello sviluppo del linguaggio, così com’è monitorato nello sviluppo ponderale, motorio e cognitivo.
La logopedia quindi, occupandosi del cavo orale, è legata anche all’ortodonzia?
Sicuramente. Per quanto riguarda i bambini, l’ortodonzia dovrebbe andare di pari passo con la logopedia, perché spesso è la forza esercitata dalla lingua che disallinea i denti all’interno del cavo orale. Anche abitudini non corrette, come un prolungato utilizzo del ciuccio o del biberon o comunque del succhiamento, può impedire ai denti di posizionarsi correttamente. Una volta caduti i denti da latte, infatti, i denti definitivi non trovano uno spazio sufficiente per posizionarsi all’interno del cavo orale e quindi i denti cominciano a dare problemi. La collaborazione tra la logopedista e il dentista si rivela quindi la carta vincente per la rieducazione di tutti i bambini con problematiche ortodontiche.
I disturbi del linguaggio si possono prevenire grazie all’aiuto del logopedista?
Certo, soprattutto nei bambini. Già a due anni, se si osserva difficoltà nel parlare o ritardi nel linguaggio, è consigliabile rivolgersi a un logopedista per capirne le cause. Le motivazioni possono essere tante, tuttavia la o il logopedista può indirizzare il paziente a effettuare visite specialistiche, oppure durante la valutazione individuare subito la problematica per poter intervenire il prima possibile.
Anche i disturbi dell’apprendimento possono essere identificati da questa figura medica già all’età di 4 anni e quindi curati prima che si trasformino in un problema nella competenza della lettura e della scrittura.
Osservare il bambino e magari notare un piccolo disturbo fonologico o la mancata organizzazione della frase o altri segnali, come l’allattamento prolungato o l’utilizzo del ciuccio fino ai 6 anni, è importante da parte dei genitori.
Il logopedista interviene anche quando i disturbi del linguaggio sono legati a problematiche della sfera psicologica ed emotiva?
Certamente. Ad esempio la balbuzie è spesso considerata un disturbo psicologico, ma questo è semmai un elemento secondario rispetto all’incapacità del bambino o del paziente adulto a produrre in modo fluido il messaggio verbale, anche a livello di articolazione e di respirazione. Nella mia esperienza, la maggioranza dei pazienti balbuzienti aveva una disfunzione del cavo orale, oppure presentava problemi ai denti o una specifica morfologia della bocca o, ancora, prendeva l’aria dalla bocca per respirare mentre parlava. Sono tutti aspetti che non consentono di articolare il linguaggio in modo fisiologico.
Abbiamo poi avuto mamme che si sono rivolte a noi con una diagnosi di autismo o problemi di tipo comportamentale molto gravi per il loro bambino. In realtà, più di una volta, mi è capitato di verificare, invece, che questi bambini non erano autistici ma chiusi in se stessi perché non riuscivano a parlare, a comunicare, erano “segregati” dalla mancanza di linguaggio in un’esistenza silenziosa.
Dopo un intervento logopedico, la diagnosi di questi bambini è completamente cambiata. Un ritardo del linguaggio o un disturbo fonologico, attraverso un percorso di riabilitazione logopedica, si può, infatti, risolver
IL CASO
La Dottoressa Barberini ci racconta uno dei casi più emblematici per la sua professione.
Arriva da noi un bambino di 2 anni e mezzo con diagnosi di forte disturbo del linguaggio con possibilità di spettro autistico. Il bambino non riusciva a dire nessuna parola articolata, poteva emettere solamente le vocali e non le consonanti.
Nessun medico però aveva fatto attenzione alla morfologia del volto di questo bambino. La forma del volto “racconta”, invece, molto delle funzioni e della morfologia del cavo orale.
Il piccolo aveva un morso profondo, cioè un arretramento mandibolare e per questo motivo non aveva nessuna possibilità di articolare una consonante. Quindi, il problema non era di natura cognitiva o comportamentale, ma era legato a una problematica strutturale facilmente (per il logopedista) individuabile dalla forma del volto. Il bambino, molto collaborativo e intelligente, non potendo pronunciare consonanti e quindi non riuscendo a farsi capire, aveva semplicemente smesso di parlare. Insieme al dentista siamo riusciti a bloccare l'avanzamento dell'arcata superiore dei denti e quindi a iniziare un trattamento medico. In tre mesi il bambino ha cominciato a dire molte consonanti e sta continuando il trattamento logopedico per imparare a pronunciare anche le parole più complesse.
Ci piace pensare di aver “salvato” questo bambino da una diagnosi errata di autismo e dall’impossibilità di intrattenere relazioni linguistiche con gli altri, con la famiglia e gli altri bambini.
Dottoressa Barberini, veniamo a lei. Perché ha scelto questo lavoro?
Il linguaggio mi ha sempre affascinato, in tutti i suoi ambiti, dall’arte, alla comunicazione del pensiero scientifico o filosofico. Una passione cresciuta nel tempo, leggendo i libri di mio padre, appassionato di teatro, e tutti quelli che riuscivo a comprare con pochi soldi a P.zza San Silvestro a Roma, dove c’era un grande negozio di libri usati. All’inizio, infatti, volevo fare la registra teatrale, mi ero anche iscritta alla facoltà di Lettere. Poi, per pagarmi le mie prime vacanze da sola, iniziai a lavorare in una colonia estiva per disabili gravi adulti. Fu un’esperienza molto forte che cambiò il mio futuro. Decisi che volevo fare qualcosa per aiutare quelle persone e così iniziai il percorso di studi che mi ha portato fin qui, ma in realtà non ho mai smesso di studiare.
Quali sono state le esperienze che l’hanno segnata di più?
Grazie ai miei pazienti ho imparato moltissimo dal punto di vista della crescita dell’intelligenza emotiva. Ancora oggi insegno ai miei collaboratori che ogni paziente rappresenta una sfida intellettuale e il nostro impegno è rivolto esclusivamente ad aiutarlo e a trovare il migliore esercizio possibile per ottenere un progresso nel più breve tempo possibile: un’intricata connessione tra scienza ed esperienza. Per questo non bisogna mai smettere di studiare. Ci sono bambini che certamente restano nel cuore più di altri, ma assistere al recupero di ognuno di loro, vederli crescere e migliorare, seduta dopo seduta, mi ripaga di ogni fatica, mi fa capire di aver fatto la scelta giusta.
Quali metodi usa per il suo lavoro?
Il mio metodo, il metodo referenziale, si fonda sulla visione del linguaggio come sistema complesso. Questo ci consente di poter intervenire in tutti i problemi del linguaggio, della comunicazione e delle disfunzioni del cavo orale a tutte le età. È anche uno strumento di ricerca continua che in questi ultimi anni ha reso possibile l’elaborazione di 4 nuove tecniche di intervento: dal coaching lessicale, al trattamento Trattamento funzionale integrato (TFI) per il reflusso gastro-esofageo e per la cefalea muscolo-tensiva fino alla logopedia linguistica e neuro-miofasciale, una tecnica specifica per bambini fino a 12 anni.
Quali difficoltà affronta oggi questa professione e come potrebbe migliorare?
Tutte le discipline scientifiche e umanistiche concordano oggi nell’evidenziare la complessità del linguaggio umano. Purtroppo nella logopedia, così come nella medicina, si continua a lavorare ignorando che l’essere umano è un meraviglioso sistema complesso. Questa contraddizione non aiuta la cura delle persone. Credo anche, e non solo nella logopedia, che il potenziamento e il mantenimento della salute, da coltivare fin da piccoli, potrebbe aiutare non più a curare le malattie ma a prevenirle.
DA SAPERE

- Che cosa fa il logopedista? Si occupa della cura e del potenziamento delle funzioni del cavo orale, di tutti i disturbi del linguaggio e anche del potenziamento della lingua italiana e quindi del lessico.
- In quali casi contattarlo? In tutti quei casi in cui si presentano problemi e disturbi legati alla comunicazione e al linguaggio che, se non trattati adeguatamente e prontamente, possono compromettere lo sviluppo e la qualità della vita del paziente. Il logopedista è un professionista nella cura di questi disturbi.
- Come si prenota una visita? È necessario avere una diagnosi, sia per il bambino, sia per l’adulto, rilasciata dalla ASL di competenza. Successivamente, per la riabilitazione logopedica ci si può rivolgere ai centri convenzionati della ASL o a centri privati.
- Come si fa a diventare logopedista? Iscrivendosi al corso di laurea triennale in Logopedia (Facoltà di Medicina e Chirurgia) presso la maggior parte delle università italiane. Si tratta di corsi a numero chiuso, pertanto è necessario superare un test di ammissione. Dopo i tre anni è possibile proseguire gli studi iscrivendosi al corso di laurea magistrale (biennale), sempre superando il test d’ingresso.