
Il diabete mellito nel mondo interessa oltre 460 milioni di persone. Nel 2045 questo numero salirà a 700: la causa principale del diabete di tipo 2 è l’obesità, una condizione (o una malattia?) che interessa sempre più persone, adulti e bambini. Si tratta di una pandemia a tutti gli effetti, ma non essendo causata da un virus ed essendo meno immediata, riceve poca attenzione, soprattutto nel nostro paese. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Cristina Parrino, Specialista in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo.
Dottoressa Parrino, quanto è diffuso il diabete mellito in Italia e nel mondo?
È da diversi decenni che gli esperti associano le parole “epidemia” e “pandemia” a malattie croniche come il diabete mellito tipo 2 e l’obesità, malattie diffuse a livello globale che non risparmiano neanche i paesi in via di sviluppo.
Secondo l’International Diabetes Federation nel 2019 nel mondo erano 463 milioni le persone affette da diabete mellito tipo 1 e tipo 2, di cui 59 milioni in Europa. E secondo le previsioni nel 2045 saranno 700 milioni. Il nuovo Rapporto ARNO Diabete 2019, realizzato da Cineca, in collaborazione con la Società Italiana di Diabetologia, ha stimato che in Italia vi siano oltre 4 milioni di casi noti di diabete mellito e circa 1 milione di casi misconosciuti.
Il diabete mellito di tipo 1 è dovuto a processi autoimmunitari diretti contro le cellule pancreatiche, che determinano un danno al pancreas e ne compromettono la capacità di produrre di insulina. Il diabete mellito di tipo 2, invece, si sviluppa dopo una fase di insulino-resistenza causata da sovrappeso e obesità, e inizialmente si osserva un deficit solo parziale della produzione di insulina. L’obesità ha un ruolo chiave nell’insorgenza del diabete mellito di tipo 2.
Quante persone, in Italia e nel mondo, soffrono di obesità?
In Italia il rapporto Osservasalute del 2018 ha indicato la presenza di obesità nel 10.5% della popolazione adulta e di sovrappeso o obesità nel 45.9% degli italiani. A livello mondiale, negli ultimi 40 anni, il numero di casi di obesità è triplicato. Nel 2016, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), le persone di età superiore a 18 anni con obesità erano 650 milioni (circa il 13% della popolazione adulta mondiale).
Le regioni italiane con il maggior numero di persone con obesità sono Puglia (13.5%), Molise (12.8%), Sicilia (12.6%) e Marche (12.4%), mentre le regioni con le minori percentuali sono Lazio (7.6%), PA di Bolzano (8.4%), PA di Treno (8.7%) e Toscana (8.8%).
A differenza delle pandemie sostenute da malattie infettive acute, le pandemie silenti da malattie croniche non generano la stessa attenzione e preoccupazione, lasciando così a queste patologie tutto il tempo necessario per creare gravi danni alla salute delle persone.

Queste malattie croniche colpiscono anche i bambini?
Oggi sì. In passato queste patologie erano tipiche dell’età adulta, ma secondo i dati scientifici che abbiamo oggi a disposizione possiamo affermare che il diabete mellito di tipo 2 e l’obesità interessino sempre di più anche i più piccoli. L’OMS ha dichiarato che l’obesità infantile e adolescenziale rappresenta una delle più grosse sfide per la sanità pubblica del XXI secolo, con 40 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni con sovrappeso o obesità nel 2018 e più di 340 milioni di bambini e adolescenti di età compresa tra i 5 e i 19 anni con sovrappeso o obesità nel 2016. La maggior parte di questi bambini vive in paesi in via di sviluppo, dove si è registrato un aumento di più del 30% di queste patologie. In Italia, gli ultimi dati ministeriali del sistema di sorveglianza “OKkio alla Salute” hanno riscontrato la presenza di obesità nel 9.3% e di sovrappeso nel 21.3% dei bambini in età scolare (8-9 anni). È stato osservato un maggior numero di casi nelle regioni del Sud rispetto al Centro e al Nord dell’Italia.
Già nel 2012, in uno studio condotto in Sicilia con i colleghi dell’Università di Catania, avevamo evidenziato come l’obesità fosse aumentata significativamente rispetto ai 10 anni precedenti nei ragazzi di età compresa tra 11 e 13 anni (7.9% nel 1999-2001 e 13.7% nel 2009-2010).
Purtroppo, di pari passo con l’aumento dell’obesità, anche il pre-diabete (condizione di rischio per sviluppare il diabete mellito di tipo 2) e il diabete mellito di tipo 2 sono stati riscontrati con maggiore frequenza tra i più giovani. Altri fattori di rischio per l’insorgenza di alterazioni della glicemia e diabete mellito tipo 2 sono rappresentati da fattori genetici, etnia, familiarità e influenze intra-uterine.
La presenza di queste malattie croniche già in età precoce si associa ad un rischio maggiore di persistenza della malattia e complicanze croniche in età adulta.
Quali sono le complicanze croniche e le aspettative di vita per chi vive con queste malattie?
Il diabete mellito (tipo 1 e 2), può determinare l’insorgenza di complicanze croniche in diversi organi e apparati, tra cui:
- occhi (retinopatia);
- reni (nefropatia)
- cervello e apparato cardiovascolare (ictus cerebrale, ipertensione, infarto del miocardio);
- sistema nervoso (neuropatia);
- arti inferiori (vasculopatia periferica e piede diabetico)
Nello specifico, le patologie cerebro e cardiovascolari rappresentano la maggiore causa di morbilità (la frequenza percentuale di una malattia in una collettività) e mortalità nei pazienti con diabete mellito. Purtroppo c’è ancora molto da fare per diffondere la conoscenza e la consapevolezza del rischio cardiovascolare tra le persone con diabete mellito.
L’obesità si associa all’insorgenza di numerose complicanze:
- metaboliche (diabete mellito di tipo 2, ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia, steatosi epatica);
- cerebro e cardiovascolari (ipertensione arteriosa, infarto del miocardio, ictus);
- oncologiche (endometrio, mammella, fegato, colon);
- osteoarticolari (osteoartrite);
- psicologiche (sindrome depressiva);
- riproduttive (PCOS, infertilità).
Le persone con obesità, inoltre, possono subire gli effetti dello stigma sociale a causa della loro condizione.
Tre tra le principali complicanze dell’obesità, come l’infarto del miocardio, l’ictus e il diabete mellito sono tra le principali cause di morte in tutto il mondo.
Quali sono, al momento, le terapie più efficaci?

Sia per l’obesità sia per il diabete mellito di tipo 2 oggi sono disponibili numerose opzioni terapeutiche.
Il primo approccio è rappresentato dalle modifiche dello stile di vita, a cominciare dalle scelte alimentari fino all’esercizio fisico.
Per entrambe le patologie sono disponibili diverse terapie farmacologiche, alcune delle quali in grado di ridurre il rischio cardiovascolare. E può essere preso in considerazione l’approccio chirurgico con la chirurgia metabolica.
È fondamentale scegliere la terapia adatta ad ogni singolo paziente, in base alla storia clinica, alla possibilità di seguire le istruzioni fornite e alla previsione di aderenza alla terapia scelta.
Da diabete e obesità si può guarire?
Il concetto di “guarigione”, in linea generale, è applicabile alle malattie acute, mentre risulta più complesso per le malattie croniche. I medici che si occupano di obesità e diabete mellito non hanno ancora a disposizione strumenti in grado di fare guarire i propri pazienti. In ogni caso, è importante ribadire che oggi le possibilità di trattamento sono numerose e che la ricerca scientifica fornisce opzioni innovative.
La buona notizia è che numerosi studi clinici hanno documentato che è possibile ottenere in sicurezza:
- una riduzione del peso corporeo;
- un notevole miglioramento del compenso glicemico;
- una riduzione del rischio cardiovascolare;
- una remissione del diabete mellito di tipo 2 con una importante perdita di peso [3] o con la chirurgia metabolica.
Le persone con malattie croniche che tipo di routine devono seguire e quale assistenza possono ricevere?
Per le persone con diabete mellito e obesità la gestione della malattia è una maratona, non uno sprint. È fondamentale avviare tempestivamente un percorso di cura con uno specialista di riferimento e i risultati migliori si ottengono quando si instaura un’alleanza tra il medico e il paziente e si cercano insieme le soluzioni per trovare un nuovo equilibrio. La corretta informazione e l’educazione terapeutica rivestono un ruolo fondamentale per ottenere dei risultati sul piano clinico e per mantenere l’aderenza dei pazienti alle terapie.
Vede criticità nel nostro SSN nel gestire questi pazienti e nel fare prevenzione?
Da medico specialista posso sottolineare che, probabilmente, l’attenzione per malattie croniche come l’obesità e il diabete mellito è inferiore rispetto ad altri paesi in cui ho lavorato, come per esempio gli Stati Uniti d’America e la Danimarca.
Un altro aspetto da considerare è che spesso per i clinici esperti in diabetologia e obesità non è facile poter mettere a disposizione del SSN le proprie competenze specialistiche e il proprio entusiasmo.
Che cosa si potrebbe fare per migliorare sensibilmente le cose?
Tutto parte dalla consapevolezza delle persone con obesità e diabete che devono essere informate sui rischi a cui vanno incontro e devono essere guidate lungo un percorso che può essere caratterizzato da momenti di difficoltà.
La prevenzione è fondamentale e momenti di crisi sanitaria come quello in atto lo evidenziano ancora di più. Dati recenti di letteratura indicano, infatti, che i pazienti con infezione da nuovo coronavirus che accedono alla terapia intensiva sono persone con malattie croniche come l’ipertensione, le malattie cerebro e cardiovascolari, il diabete mellito e l’obesità.
Di fronte all’emergenza nella richiesta di medici, ha ancora valore competenza specialistica del professionista?
I medici specialisti sono una risorsa per la cura della popolazione e per la sanità pubblica e, a mio avviso, dovrebbero essere impiegati in maniera razionale e utile per la collettività. L’attuale ricerca urgente di medici per l’emergenza sanitaria in corso ha messo in luce come in determinate situazioni i medici specialisti siano indispensabili. Ogni medico ha il dovere di contribuire al benessere della collettività facendo riferimento alle proprie conoscenze e alle specifiche competenze professionali.
Questa intervista è stata pubblicata anche sulla testata “Medici Oggi” di Springer Healthcare Italia, con cui collaboro da diversi anni.
Referenze
- Parrino C, Rossetti P, Baratta R, La Spina N, La Delfa L, et al. (2012) Secular Trends in the Prevalence of Overweight and Obesity in Sicilian Schoolchildren Aged 11–13 Years During the Last Decade. PLoS ONE 7(4): e34551. doi:10.1371/journal.pone.0034551
- Valerio G. at al. Giornale Italiano di Diabetologia e Metabolismo 2017;37:213-230
- Lean, Michael EJ et al.Primary care-led weight management for remission of type 2 diabetes (DiRECT): an open-label, cluster-randomised trial The Lancet, Volume 391, Issue 10120, 541 – 551
- Fang L, Karakiulakis G, Roth M. Are patients with hypertension and diabetes mellitus at increased risk for COVID-19 infection? Lancet Respir Med. 2020 Apr;8(4):e21.
- Ryan DH, Ravussin E, Heymsfield S COVID 19 and the Patient with Obesity – The Editors Speak Out. Obesity (Silver Spring). 2020 Apr 1. doi: 10.1002/oby.22808.
Approfondimenti
- WHO, Marzo 2020 https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/obesity-and-overweight Ultima consultazione 14 Aprile 2020
- https://www.epicentro.iss.it/okkioallasalute/dati2016
- https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/the-top-10-causes-of-death
- Associazione Medici Diabetologi (AMD) – Società Italiana di Diabetologia (SID). Standard Italiani per la Cura del Diabete Mellito 2018. Disponibile in https://aemmedi.it/ e http://www.siditalia.it/. Ultima consultazione 14 Aprile 2020