L’epatite è una malattia del fegato che non va sottovalutata. L’infiammazione, che sia virale o meno può, infatti, degenerare in cirrosi epatica o tumori. È tuttavia recente la notizia di una forma di epatite acuta di origine sconosciuta, probabilmente virale, che colpisce i bambini piccoli, anche in modo grave. In generale, è importante mantenere in salute il nostro fegato, non solo per affrontare l’età che avanza, ma anche per essere in grado di sostenere l’assunzione di farmaci, nel caso fosse necessario, che richiede l’intervento fondamentale del fegato per essere smaltiti.
Ricordiamo che il fegato è un organo fondamentale per la salute e non esiste nessun macchinario in grado di sostituire tutte le sue funzioni.
La causa dell’epatite è solitamente un’infezione virale, ma ci sono anche altre forme di epatiti non infettive come, ad esempio le epatiti di origine autoimmune o l’epatopatia alcolica, un processo infiammatorio progressivo dovuto all’eccessivo consumo di alcolici.
In Italia, le epatiti sono malattie che devono essere notificate obbligatoriamente, poiché rientrano in quelle a elevata frequenza.
Le forme a oggi conosciute sono 5, causate dai cosiddetti virus epatici maggiori, contrassegnati dalle lettere A, B, C, D, E. E poi c’è quella che sta colpendo i bambini e di cui si sa ancora poco.
Vediamo pertanto cosa sono le epatiti, quali sono i sintomi, le cause e la cura.
Che cosa sono le epatiti
Le epatiti sono malattie infiammatorie a carico del fegato che si differenziano tuttavia per cause, diffusione epidemiologica e decorso.
Si distinguono due gruppi: infettive e non infettive.
Il primo riguarda tutti i processi infettivi generati da virus, mentre il secondo racchiude le epatiti causate da altri fattori come: alcolismo o eccessivo consumo di alcol, malattie autoimmuni o genetiche, squilibri alimentari e uso prolungato di specifici farmaci.
Le forme di epatite virale conosciute ad oggi sono:
- epatite A
- epatite B
- epatite C
- epatite D (Delta)
- epatite E.
Dati epidemiologici
Negli ultimi dieci anni in Italia si è assistito a una riduzione del numero di casi di epatiti virali. I fattori determinanti sono stati:
- migliori condizioni igieniche e socio-economiche;
- diminuzione dei nuclei familiari e quindi relativa circolazione del virus tra i componenti di uno stesso nucleo familiare;
- maggiore informazione sui rischi di trasmissione, anche grazie alle campagne informative sull’HIV;
- diffusione di importanti misure di prevenzione come lo screening dei donatori di sangue e durante la gravidanza;
- l’uso di precauzioni sempre più rigide in ambito sanitario.
Sono questi gli aspetti che hanno contribuito al calo progressivo delle epatiti, soprattutto la A, B, C e Delta.
La forma emergente, invece, sta diventando l’epatite E, per la quale si registra un aumento del numero di casi nel tempo.
I dati del 2021, diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità per l’Italia, hanno, infatti, evidenziato: 126 casi di epatite A, 89 casi di epatite B, 24 di epatite C, 2 di epatite D (rarissima) e 21 di epatite E.
Epatiti: principali cause e sintomi
La causa più diffusa di epatite è un virus, o meglio vari tipi di virus, ma non dimentichiamo le epatiti autoimmuni o quelle determinate dall’abuso di alcol o droghe o da altri virus come l’HIV, il citomegalovirus, di Epstein-Barr o l’herpes.
In linea generale, l’epatite virale si può manifestare con sintomi diversi che vanno da una sindrome simil-influenzale, all’insufficienza epatica grave. A volte la malattia può essere perfino asintomatica.
La gravità della sintomatologia e i tempi di recupero dell’organismo cambiano in base al tipo di virus e alla risposta individuale all’infezione.
L’epatite A e C presentano, il più delle volte, segni lievi o assenti, mentre per la B e la E statisticamente le probabilità di sviluppare sintomi gravi sono maggiori.
La buona notizia è che sono malattie curabili, da cui si guarisce, soprattutto se diagnosticate in tempo, e la mortalità è molto bassa. Alcune forme però tendono a cronicizzarsi, come la B e la C.
Solitamente i sintomi dell’epatite virale si manifestano quando la malattia è già in atto.
Il fegato non possiede cellule sensibili al dolore, ma le strutture che lo avvolgono e lo suddividono in lobi sì. Tra i segni più comuni di epatite ci sono:
- senso di malessere generale e febbricola
- inappetenza
- nausea e a volte vomito
- mal di testa
- addome dolorante nella parte destra
- urina scura e feci chiare
- disgusto per la sigaretta nei fumatori
- ittero (pelle e parte bianca dell’occhio che diventano giallastre) e prurito.
Tipi di epatite
Epatite A
L’epatite A è causata dal virus HAV e si trasmette per via oro-fecale, cioè entrando in contatto con feci infette. Il contagio può essere diretto da persona a persona (con lo scambio di posate, bicchieri, spazzolini e asciugamani con persone infette) o avvenire con il consumo di acqua o alimenti crudi o poco cotti, soprattutto molluschi allevati in acque contaminate.
Il periodo di incubazione va da 15 giorni fino a circa un mese, mentre la malattia si presenta con febbre, malessere, dolore addominale, nausea e ittero. In alcuni casi può essere del tutto asintomatica. La guarigione spontanea è molto frequente e l’epatite non si cronicizza. Per questo motivo non esistono portatori sani della malattia.
Si cura con i farmaci se necessari, una dieta corretta e riposo.
È diffusa in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi più poveri con scarse condizioni igienico-sanitarie.
Sono disponibili due vaccini che proteggono dall’infezione. La vaccinazione è raccomandata per chi viaggia in Paesi dove l’epatite A è endemica, per i tossicodipendenti e i familiari di persone che l’hanno contratta. Altresì è raccomandata anche agli individui affetti da malattie epatiche croniche, poiché più vulnerabili.
Nel 2021, secondo i dati di SEIEVA, il Sistema epidemiologico integrato delle epatiti virali acute, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, i 126 nuovi casi di epatite A si sono verificati soprattutto nelle regioni del Centro-Nord (Friuli Venezia-Giulia, Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna e Veneto). Si è registrato un lieve incremento dell’incidenza (0,25/100.000) rispetto al 2020 (0,19/100.000), ma si conferma il trend in diminuzione degli ultimi anni.
La fascia di età più rappresentata è quella ≥65 anni (29,4%), seguita dai 35-54 anni (24,6%). C’è tuttavia un sostanziale equilibrio tra i sessi. Si contrae prevalentemente per via alimentare, con il consumo di molluschi crudi o poco cotti (41,4%) e di frutti di bosco surgelati (23,7%).
La trasmissione interumana e fra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, invece, subisce un netto calo. Il rischio legato ai viaggi in zone endemiche (16,7%) resta, invece, significativo.
Epatite B
L’epatite B è causata dal virus HVB, particolarmente infettivo, e si trasmette attraverso il contatto con il sangue o altri fluidi del corpo (saliva, sperma, muco vaginale o nasale) di una persona contagiata. Per questo motivo si può contrarre con i rapporti sessuali con un partner infetto e da madre a figlio durante il parto. Il contagio può avvenire anche con la condivisione di aghi, siringhe infette, rasoi o altri strumenti non sterilizzati.
Molto spesso è una malattia asintomatica, ma quando si manifesta, lo fa con poca febbre, nausea, vomito, dolori addominali e ittero. Raramente è letale ma può cronicizzarsi se il contagio avviene molto presto, anche dopo la nascita.
Il rischio di contagio per trasfusione, anche se presente nei Paesi in via di sviluppo, è stato eliminato nei Paesi industrializzati, grazie ai severi controlli effettuati sul sangue donato e ai processi di lavorazione che eliminano il virus.
Sono quindi a rischio i tossicodipendenti, chi pratica sesso non protetto, gli operatori sanitari a contatto con persone infette, familiari e/o partner sessuali di persone infette.
Presentano un certo rischio anche tutte quelle pratiche che prevedono l’uso di aghi e siringhe non sterilizzati (tatuaggi, piercing, manicure, pedicure, ecc.).
Il vaccino è la più efficace forma di prevenzione e quello in uso è sicuro ed efficace e fornisce un’immunità di lunga durata. In Italia, dal 1991 la vaccinazione è obbligatoria per tutti i nuovi nati e, fino al 2003, lo è stata anche per gli adolescenti. Resta raccomandata per gli individui più esposti al rischio di infezione.
Le complicanze di un’infezione cronica possono essere, infatti, anche gravi come la cirrosi epatica e il tumore del fegato.
Nel 2021 gli 89 nuovi casi sono stati segnalati soprattutto nelle Regioni del Centro-Nord (Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Lazio) con una lieve diminuzione dell’incidenza (0,18/100.000) rispetto all’anno precedente (0,21/100.000 nel 2020), confermando il trend in diminuzione degli ultimi anni.
Le persone più colpite hanno un’età compresa fra i 35 e i 54 anni e la fascia ≥55 anni, con una percentuale più alta nei maschi (77,5%).
Per quanto riguarda i fattori di rischio, l’esposizione maggiore è legata ai trattamenti estetici (manicure e pedicure), ma anche piercing e tatuaggi (28% dei casi), seguito dai comportamenti sessuali promiscui (22,9%), che nel 2020 avevano visto una lieve flessione.
Epatite C
Il virus responsabile dell’epatite C è l’HCV. L’infezione nella maggior parte dei casi è asintomatica o presenta manifestazioni molto lievi che si possono confondere con un’influenza.
La via di trasmissione è specialmente ematica, quindi attraverso il contatto diretto con sangue infetto; è meno frequente quella sessuale, per contagio accidentale o da madre a figlio.
Il controllo delle donazioni di sangue, attraverso test mirati per la ricerca degli anticorpi anti-HCV, ha sensibilmente ridotto il rischio d’infezione per trasfusione di sangue ed emoderivati. Ancora meno frequente è la trasmissione per contatto accidentale con sangue infetto, che può riguardare gli operatori sanitari, con una percentuale di rischio che non arriva il 2%.
La causa più comune di contagio resta l’uso promiscuo di aghi e siringhe infette fra i tossicodipendenti.
L’infezione è, nella maggior parte dei casi, asintomatica ma i sintomi, quando si manifestano, comprendono: inappetenza, nausea, vomito, febbre, dolori addominali e ittero.
In un’elevata percentuale dei casi (circa l’85%) la malattia si cronicizza e può sviluppare, nell’arco di 10-20 anni, cirrosi e tumore al fegato.
Non esiste un vaccino per l’epatite C e la prevenzione è data da norme igieniche adeguate, sterilizzazione degli strumenti chirurgici e per i trattamenti estetici, l’uso di materiali monouso e la protezione nei rapporti sessuali a rischio.
Sempre nel 2021 sono stati 24 i nuovi casi di epatite C, con un’incidenza di 0,05 per 100.000 abitanti, ma confermano il trend in diminuzione degli ultimi anni. Il maggior numero di casi è stato segnalato dal Lazio (29% dei casi), seguito dalla Toscana e dalla Puglia.
Vi è una maggiore prevalenza tra gli uomini, in cui l’83% dei casi ha un’età superiore ai 35 anni. L’esposizione in ospedale è il principale fattore di rischio (45,5% dei casi), mentre scendono (dal 42,1% nel 2020 al 13,6% nel 2021) i casi imputabili ai trattamenti estetici (manicure, piercing e tatuaggi). Nel 2021 è aumentata invece la percentuale relativa ai rapporti sessuali (più di un partner sessuale o mancato uso del profilattico nei rapporti occasionali) che sale al 19,0% rispetto al 5,6% dell’anno precedente.
Epatite D
L’epatite D è causata dall’HDV, un virus satellite, cioè che ha bisogno di un altro virus per replicarsi. L’HDV, pertanto, per infettare i tessuti epatici, richiede il sostegno del virus dell’epatite B. In altre parole, si tratta di un’infezione che riguarda soprattutto persone già colpite dall’HBV.
Si può verificare in due modi: infezione simultanea da virus B e D o sovrainfezione di virus D in un portatore cronico di HBV. In quest’ultimo caso, la co-infezione da HDV-HBV è considerata la forma più grave di epatite virale cronica, che comporta una rapida progressione verso il tumore al fegato.
Sia i soggetti a rischio, sia i sintomi sono analoghi all’epatite B. Si trasmette soltanto attraverso il contatto diretto con sangue infetto e la vaccinazione contro l’HBV è l’unico modo per prevenire anche l’epatite D.
Epatite E
Il virus dell’epatite E (HEV) è la causa più comune di epatite virale nel mondo. Si trasmette principalmente per via oro-fecale (consumo di cibi poco cotti, carni crude), attraverso il sangue e l’acqua contaminata da feci infette.
Questo tipo di malattia è il più delle volte benigno, si risolve spontaneamente, ma nelle persone immunodepresse può cronicizzare.
È un’infezione comune nei Paesi in via di sviluppo, dove le condizioni igieniche e di sanificazione dell’acqua sono scarse.
I sintomi principali includono: febbre lieve, scarso appetito, nausea e vomito, dolore addominale, prurito, eruzione cutanea o dolore articolare, ittero e un fegato leggermente ingrossato (epatomegalia).
Non esiste un vaccino per prevenire l’epatite E.
Nel 2021, il numero di casi di epatite E rimane ancora al di sotto rispetto al trend degli anni precedenti. I 21 nuovi casi si sono registrati nel Centro-Nord (Lombardia, Abruzzo, Marche, Lazio ed Emilia Romagna). Quasi tutti hanno riguardato persone con un’età superiore ai 35 anni, con una maggiore prevalenza tra gli uomini.
I fattori di rischio più frequenti sono il consumo di carne di maiale o di cinghiale cruda o poco cotta.
Epatite autoimmune
È una malattia del fegato generata da un difetto del sistema immunitario e le cause sono ancora sconosciute. In questo tipo di epatite, le difese immunitarie non riconoscono il fegato come parte dell’organismo e lo considerano un corpo estraneo. La conseguenza è un attacco verso le cellule epatiche e un’infiammazione progressiva che, nel corso del tempo, può alterare la struttura e la funzionalità dell’organo, fino alla cirrosi.
Spesso è asintomatica, ma quando si manifesta può comportare sintomi come affaticamento, disturbi gastrointestinali e ittero. A volte, inoltre, si associa ad altre patologie autoimmuni.
Epatite alcolica (o alcol-correlata)
L’epatite alcolica è strettamente associata all’alcolismo, quindi all’eccessivo consumo di bevande alcoliche.
È un’infiammazione cronica dei tessuti epatici che nel tempo causa la morte cellulare (necrosi) e l’alterazione delle funzionalità del fegato.
Piuttosto frequente negli alcolisti (circa il 50%), il rischio è proporzionale alla quantità di alcol ingerito e alla durata dell’abuso.
I sintomi sono quelli tipici dell’epatite (febbre, astenia, ittero, dolore alla parte destra dell’addome, aumento del volume del fegato).
Le conseguenze più gravi comportano cirrosi epatica che può progredire in tumore.
Epatite da farmaco (o Danno Epatico da Farmaci – DEF)
I principi attivi di farmaci che possono determinare una sofferenza del fegato sono almeno 600 e, secondo gli studi, l’epatite da farmaco rappresenterebbe il 10% del totale delle epatiti.
Le statine ad esempio (impiegate per la cura del colesterolo alto), possono aumentare, in modo del tutto asintomatico, i livelli di enzimi epatici e causare un deterioramento epatico nel tempo.
Tuttavia un danno significativo (con sintomi come ittero, prurito o dolore addominale) che comprometta la funzionalità del fegato è abbastanza raro.
Per alcuni farmaci, invece, è possibile prevedere la progressione dell’infiammazione, anche se molto dipende dal dosaggio.
Negli Stati Uniti, questo tipo di epatite (spesso causato da intossicazione da paracetamolo) rappresenta una delle cause più comuni di comparsa improvvisa di ittero, insufficienza epatica o entrambe le condizioni.
In Medicina si usa il termine Danno Epatico da Farmaci (DEF) per riferirsi non solo ai medicinali, ma anche a erbe medicinali e integratori alimentari.
Alcune erbe medicinali, infatti, contengono sostanze che possono danneggiare il fegato, che è un organo che metabolizza qualsiasi cosa sia ingerita. Tra queste, ad esempio, c’è la borragine che contiene alcaloidi pirrolizidinici in grado di nuocere al fegato assumendone anche piccole quantità ma per lungo tempo.
La nuova forma di epatite che colpisce i bambini
È balzata da poco agli onori della cronaca una nuova forma di epatite pediatrica che ha colpito alcuni bambini negli Stati Uniti e in Europa e ha messo in allarme ricercatori ed esperti, impegnati nello studio delle cause e delle conseguenze di questa sconosciuta malattia.
L’OMS ha registrato, al 23 maggio 2022, circa 276 casi di queste epatiti nel mondo, che hanno interessato anche bimbi appena nati.
Sono stati segnalati, in particolare, casi in Austria (2), Belgio (14), Cipro (2), Danimarca (7), Grecia (3), Irlanda (6), Italia (27), Paesi Bassi (14), Norvegia (5), Polonia (1), Portogallo (11), Repubblica di Moldavia (1), Serbia (1), Spagna (29), Svezia (9) e UK (144).
Tutti i casi sospetti devono rispondere a caratteristiche specifiche, come la presenza di un’epatite acuta (che non sia tra quelle infettive già note), aumento della bilirubina, specifici valori delle transaminasi, età inferiore ai 10 anni, manifestazione della malattia dopo gennaio 2022.
Per circa il 10% di questi bambini è stato necessario eseguire un trapianto di fegato.
La maggior dei casi osservati finora ha riguardato bambini sani, molti dei quali sono stati ricoverati con urgenza in ospedale e per alcuni si è dovuto ricorrere al trapianto di fegato, mentre un bimbo è morto.
Inoltre, di questi 276, 138 sono stati ricoverati, mentre 23 rimangono in cura. La maggior parte (75,4%) dei casi ha meno di 5 anni.
Tutte le altre segnalazioni pervenute sono attualmente in corso di verifica.
Anche il nostro Ministero della Salute ha emanato una circolare (Casi di epatite acuta a eziologia sconosciuta in età pediatrica) che riporta l’aggiornamento della situazione epidemiologica al 23 maggio 2022, le definizioni stabilite dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’attuale valutazione del rischio, le azioni intraprese a livello nazionale, le indicazioni per la segnalazione dei casi e le raccomandazioni per la gestione della malattia.
I sintomi “spia” di questa nuova epatite comprendono stanchezza, diarrea, nausea e vomito, a volte febbre, e letargia. L’ittero appare a malattia già progredita.
Secondo gli esperti non sembrerebbe esserci un’associazione con l’infezione Sars-CoV-2.
Una delle ipotesi è che l’adenovirus, un virus comune e non particolarmente aggressivo, potrebbe, in questi due anni di pandemia e di distanziamento sociale o di isolamento, aver attivato una maggiore reattività nei bambini che ne entrano in contatto.
Oppure, potremmo trovarci davanti a una nuova variante, molto più patogena, di questo virus, ma gli studi sono ancora in corso.
Tuttavia, anche se c’è ancora incertezza sull’agente infettivo, i ricercatori assicurano che queste nuove epatiti non hanno nessun collegamento con i vaccini anti-Covid.
Infine, non conoscendo con esattezza il virus responsabile della malattia, è impossibile delineare le vie di trasmissione.
Come si cura l’epatite
La cura dipende non solo dal tipo di epatite, ma anche dallo stato del processo infiammatorio e dall’avanzamento dell’infezione.
L’epatite A in forma acuta tende alla guarigione spontanea nel tempo. È però necessario seguire alcune indicazioni come il riposo e un’alimentazione a base di cibi leggeri e poco grassi e l’eliminazione dell’alcol.
Stessa cosa per l’epatite B. Tuttavia, nei casi più gravi, può essere necessario ricorrere ai farmaci. In particolare, per la forma cronica, il trattamento prevede una combinazione di farmaci ad azione antivirale per arginare la replicazione del virus.
L’epatite C, invece, ha un decorso più insidioso e può richiedere una cura farmacologica basata su una combinazione di farmaci antivirali per contrastare la replicazione del virus.
Per questa forma, infatti, non sono disponibili un vaccino e una profilassi specifica. Si possono però ridurre i fattori di rischio, adottano anche comportamenti che abbassano il pericolo di contrarre l’infezione.
L’epatite cronica autoimmune, invece, può prevedere una cura a base di anti-infiammatori (corticosteroidi) e/o immunosoppressori. Anche l’epatite alcolica, soprattutto se in uno stato avanzato, si può trattare con corticosteroidi.
Fonti
- Istituto Superiore di Sanità, Epatite virale
- Ministero della Salute, Casi di epatite acuta a eziologia sconosciuta in età pediatrica. Aggiornamento sulla situazione epidemiologica, sulle definizioni di caso e sulla sorveglianza.
- OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, Multi-Country – Acute, severe hepatitis of unknown origin in children
- Sistema epidemiologico integrato delle epatiti virali acute-SEIEVA, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS)
- CDC – Centers for Disease Control of Prevention, Viral Hepatitis,