In questi giorni si susseguono le notizie sulla Regione Calabria che vorrebbe assumere centinaia di medici cubani, la Regione Puglia che vorrebbe assumerne dall’Albania e la Sicilia che guarda con favore all’Argentina. La sanità italiana rischia il collasso anche e soprattutto per la mancanza di personale medico.
Ma davvero in Italia non ci sono abbastanza medici?
Fausto D’Agostino, Dirigente Medico di Anestesia e Rianimazione presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma e fondatore del Centro Formazione Medica, è un professionista che dalla Puglia, sua regione natale, si è dovuto trasferire nel Lazio, per ragioni di opportunità professionali. Assistere a queste assunzioni dall’estero è per lui qualcosa di inconcepibile e per questo ha deciso di lanciare un appello al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.
Quello che stiamo leggendo dal web e dai giornali negli ultimi giorni è una vera e propria migrazione di Medici provenienti da Cuba e Albania, motivando tale richiesta ad una carenza di personale sul territorio meridionale.
La causa di questa crescente richiesta è stata attribuita al numero esiguo di aspiranti medici al test di ingresso essendo una Facoltà a numero chiuso, che porterebbe ogni anno ad un numero insufficiente di Medici a disposizione.
Ma quanto è vero? Gli specialisti carenti sono quelli delle aree critiche; Anestesisti e Medici d’urgenza sono i più colpiti e tutto ciò è imputabile alla forte discrepanza tra il carico lavorativo e lo stato di benessere del professionista. Responsabilità, burn out, poco riconoscimento degli sforzi del percorso accademico e professionale, rendono queste branche poco appetibili e prestigiose rispetto alle altre, seppure siano il perno della sanità.
E pensare che fino a ieri eravamo noi Medici Italiani gli eroi di questo Paese.
Ogni anno vengono perse centinaia di borse di scuole di specializzazione in medicina d’urgenza ed anestesia e rianimazione. Non è un caso?
Mi chiedo: il mio camice costa meno della camicia di un politico?
L’Italia è quel Paese in cui io, Medico specializzato, non posso fare la ricchezza della mia terra perché costretto ad andar via da una realtà drammatica di un ospedale pugliese perché privo di strumenti e risorse!
Ecco quel è stata la mia esperienza in Puglia: terminati gli studi, ho potuto realizzare la mia forte volontà e desiderio di tornare nella mia terra, per poter prestare le cure ai miei concittadini e portare la mia formazione, ma quello che ho trovato è stato:
- turni ballerini che mutano il giorno prima per il giorno dopo
- turni prolungati senza il necessario riposo
- il medico deve dare quindi disponibilità no stop all’ospedale, perché molto spesso non ci sono alternative, a discapito della vita privata.
Inoltre, l’operatore sanitario può incontrare difficoltà come reperire una bottiglietta d’acqua perché mancano i distributori automatici in alcuni ospedali. Poi abbiamo le grandi criticità come trasportare malati gravi in ambulanze non idonee e a molti chilometri di distanza tra le strutture ospedaliere.
La mancata possibilità di dovuta formazione è causata sia alla turnazione frenetica sia alla mancanza dell’offerta formativa.
Da ultimo, l’assenza di protocolli condivisi a livello regionale e nazionale.
Questa è stata la mia deludente esperienza in Puglia. Mi sono sentito non stimato, tanto da dover rientrare a lavorare a Roma.
Il mio appello: mi rivolgo al Presidente della mia regione, Puglia, di non guardare fuori casa, siamo una terra ricca di giovani talenti e che sono desiderosi di dare e di avere il giusto riconoscimento.
Chissà, forse il problema era nella lingua: magari i colleghi cubani ed albanesi riusciranno a far capire ai nostri politici che siamo distanti dal concetto di sanità?
Fausto D’Agostino