È una roba complessa il Lupus. Il sistema immunitario non risponde più ai comandi e gli anticorpi, invece di proteggere l’organismo, lo attaccano. E non si sa ancora il perché.

Una “malattia dai mille volti” il Lupus, perché la variabilità con cui si manifesta in chi ne è colpito conferma ampiamente questa sua specifica caratteristica. È anche una malattia difficile da spiegare. Non si può definire propriamente rara perché ne soffrono diversi milioni di persone nel mondo, ma non essendo di facile diagnosi, i dati epidemiologici sono ancora deboli. Le cause non sono note e i meccanismi che portano allo sviluppo della malattia sono conosciuti solo in parte e sono piuttosto complessi. Non esiste ancora una cura definitiva, ma negli ultimi anni sono stati fatti grandi passi avanti nella ricerca medica e nella gestione clinica del Lupus. La malattia ha un andamento cronico, ma grazie ai farmaci, sempre più specifici, chi ha il Lupus può vivere una vita normale.
Cos’è il Lupus
Il Lupus Eritematoso Sistemico (LES), comunemente chiamato soltanto Lupus, è una malattia cronica causata da un’alterata risposta immunitaria dell’organismo. In poche parole, il sistema immunitario è funzionante, ma “sbaglia bersaglio”.
Un soggetto sano produce anticorpi con la funzione di sconfiggere virus, batteri o altri patogeni che invadono il corpo. Nel Lupus, invece, la risposta immunitaria produce anticorpi diretti contro le cellule e i tessuti sani dell’organismo. In particolare, i linfociti-T, non riconoscendo più alcune cellule, le attaccano e le distruggono scambiandole per minacce esterne. Il risultato è l’infiammazione degli organi o dei tessuti coinvolti.
Non si conoscono ancora le cause, per questo è considerata una malattia multifattoriale, poiché sono diverse le condizioni che possono scatenarla: dalla disposizione genetica agli stimoli ormonali e/o ambientali.
L’infiammazione può colpire qualunque organo. Ciò la rende una malattia particolarmente difficile da individuare perché i sintomi sono diversi e poco specifici, con differenti livelli di gravità, che possono sparire per alcune settimane (o perfino mesi) e poi riapparire. Ci sono, infatti, periodi di remissione dei sintomi e di riattivazione, per questo è molto importante osservare i segnali che il corpo invia per intervenire rapidamente con la terapia più adatta.
Ogni paziente poi ha una sua specifica storia di Lupus e un diverso andamento della malattia.
Ma perché si chiama Lupus Eritematoso Sistemico? Il nome, così lungo, è composto da:
- Lupus: dal latino lupo; si riferisce allo sfogo cutaneo a forma di farfalla che tipicamente si manifesta sul viso, simile ai segni bianchi sul muso del lupo. Secondo altri studiosi invece le lesioni conseguenti al rash cutaneo somigliano a quelle lasciate dai morsi o graffi dei lupi.
- Sistemico: che colpisce vari organi del corpo.
- Eritematoso: dal greco ρύθημα, significa rosso e si riferisce al rossore del rash cutaneo.
Perché Lupus?
L’origine del nome risale a secoli fa, non si sa esattamente quando appare per la prima volta nei testi di medicina. Sappiamo solo che la parola “lupus” fu utilizzata per indicare le malattie della pelle caratterizzate da ulcere che nel tempo formavano cicatrici simili a quelle prodotte dal morso del lupo.
Successivamente, il termine fu associato all’aggettivo “eritematoso” per descrivere il colore rossastro delle manifestazioni cutanee e per distinguerlo da altre malattie dermatologiche.

Occorre attendere il 1851, quando l’allievo del dermatologo francese Laurent Biett, Kaposi Cazenave, intuisce per primo la natura sistemica della malattia e la chiama Lupus Érythémateaux.
L’aggettivo “sistemico”, aggiunto più tardi, indica, infatti, quelle forme della malattia in cui, oltre alle manifestazioni cutanee, sono presenti anche manifestazioni a carico di altri organi. Attualmente, si classificano come “lupus eritematoso sistemico” anche le forme cliniche senza manifestazione cutanea.
Nel corso del tempo le patologie autoimmuni furono considerate erroneamente malattie infettive e contagiose; solo negli anni Cinquanta iniziarono a essere riconosciute come patologie autoimmuni e studiate.
Una malattia “al femminile”
Non è semplice stimare quante persone soffrano di questa malattia, poiché i sintomi sono diversi, poco specifici e l’esordio è spesso difficile da individuare. È noto però che colpisce tipicamente le donne giovani. L’incidenza, infatti, ha il suo picco tra i 15 ed i 45 anni, con un rapporto femmine-maschi di 9:1. È rara nei bambini o nei soggetti anziani.
Non è una patologia comune: circa 2-10 persone su 100.000 possono sviluppare il Lupus e la prevalenza è molto variabile anche a livello di etnie: è maggiore negli afro-caraibici (207 casi su 100.000 individui), seguiti dagli asiatici (50 casi su 100.000 individui) e dai caucasici (20 casi su 100.000 individui).
Diagnosi
La malattia, soprattutto nella fase iniziale, non si riconosce facilmente. Molti sintomi, infatti, sono comuni ad altre patologie, come ad esempio la febbre, la stanchezza, la perdita di peso, i dolori muscolari e alle articolazioni. Anche quadri clinici più severi come la pleurite (infiammazione della pleura, la membrana che riveste i polmoni), la pericardite (infiammazione del pericardio, la membrana che avvolge il cuore), l’artrite (infiammazione delle articolazioni) o la glomerulonefrite (infiammazione dei glomeruli, le cellule dei reni che filtrano il sangue), sono sovrapponibili ad altre cause.
Essendo una malattia multisistemica, cioè che interessa più organi, si può manifestare in tanti modi diversi da paziente a paziente, con vari livelli di gravità e differente evoluzione nel tempo. Può colpire più organi insieme o uno soltanto. È dunque una patologia subdola la cui diagnosi deve essere confermata attraverso specifici esami del sangue come la ricerca degli anticorpi anti-nucleo (ANA), presenti quasi nel 95% dei pazienti affetti da Lupus. Si tratta però di anticorpi che si riscontrano anche in altre patologie autoimmuni (sclerodermia, artrite reumatoide, connettiviti, ecc.) e in una piccola percentuale di soggetti sani. In caso quindi di positività, si effettua anche un altro esame, quello per gli anticorpi anti-DNA a doppia elica (anti-dsDNA), nonché un esame per altri anticorpi autoimmuni (autoanticorpi). Un livello elevato di questi anticorpi anti-DNA supporta fortemente la diagnosi di Lupus.
Sono necessari anche altri esami di laboratorio per rilevare la presenza di infiammazione, esami delle urine per valutare la funzionalità renale o esami della vista per verificare l’eventuale compromissione della retina.
Cosa sono gli autoanticorpi?
Sono anticorpi che, anziché attaccare le sostanze estranee al corpo, si dirigono contro le cellule sane dell’organismo. Ce ne sono di diversi tipi, ma quelli tipici del Lupus sono gli anticorpi antinucleo e anti-DNA. Il meccanismo con cui questi anticorpi determinano il danno nei tessuti non è ancora del tutto chiaro. Ciò che, invece, è noto è che nei tessuti colpiti dalla “autoaggressione” si sviluppa un processo infiammatorio cronico che è il responsabile della sintomatologia.
Oltre agli anticorpi antinucleo nel Lupus sono importanti anche gli anticorpi diretti contro le cellule del sangue (che sono gli anticorpi anti-globuli rossi, anti-globuli bianchi, anti-linfociti e anti-piastrine). Ci sono poi gli anticorpi antifosfolipidi (anticardiolipina e lupus anticoagulant), un altro gruppo di autoanticorpi, scoperti non da molto, che, attraverso un meccanismo non completamente conosciuto, attivano la coagulazione del sangue all’interno dei vasi sanguigni con formazione di trombosi arteriose e venose.
Quali sono le cause del LES?
Ancora non si conoscono le cause scatenanti di questa patologia sicuramente molto complessa. Si ipotizza che non ci sia un’unica origine ma un insieme di fattori che possono attivare la malattia, come quelli genetici, ormonali e ambientali.
Vediamoli nello specifico.
- Genetica, o meglio predisposizione genetica: è stato notato che i familiari di soggetti affetti da Lupus presentano, con una frequenza superiore rispetto alla popolazione generale, alcune alterazioni immunitarie, come ad esempio le tiroiditi autoimmuni, altre malattie autoimmuni o anche solo positività degli anticorpi antinucleo, anche in assenza di sintomi; inoltre, gemelli monozigoti (cioè identici) presentano entrambi un’alta probabilità di ammalarsi rispetto agli eterozigoti.
- Ormonali: poiché il Lupus colpisce soprattutto le donne, il ruolo degli estrogeni è ormai oggetto di ricerca da molti anni. I sintomi, infatti, possono essere più evidenti nel periodo pre-mestruale o in gravidanza, quando i livelli di estrogeni sono più alti. Manca ancora però la prova di una relazione diretta di causa-effetto tra gli estrogeni (o qualsiasi altro ormone) e lo sviluppo della patologia.
- Ambientali: sono in corso vari studi sugli aspetti ambientali (come agenti chimici o fisici) in grado di scatenare la malattia. Tra i fattori oggetto di studio ci sono i raggi ultravioletti (UVB in particolare), i contaminanti ambientali e gli stress emotivi e/o fisici.
- Altre possibili cause: infezioni (soprattutto quelle virali) e alcuni farmaci (tra cui sulfamidici, alcuni diuretici, antibiotici).
Come si manifesta il Lupus?
Il lupus è una malattia che, come poche altre, può colpire qualsiasi organo o apparato. Tuttavia, se il Lupus può rivelarsi attraverso numerosi quadri clinici e sintomi poco specifici che rendono difficile la diagnosi (come dolore o gonfiore articolare, febbre, rash cutaneo, dolore muscolare e stanchezza), ci sono alcune manifestazioni che, per frequenza e/o importanza, sono considerate caratteristiche della malattia. Tra queste ci sono le manifestazioni cutanee e la fotosensibilità, l’artrite, le sierositi (pleurite e pericardite), le alterazioni renali e le alterazioni a livello del sangue.
Vediamoli nel dettaglio.
- Le manifestazioni cutanee includono il tipico eritema a farfalla (che si localizza sul naso e sulle guance) e la fotosensibilità (molto frequente). Quest’ultimo è uno dei primi segnali di esordio della malattia o della sua riacutizzazione (preceduta spesso dall’esposizione solare). La fotosensibilità può manifestarsi con gli eritemi tipici della malattia, con eritemi diffusi in tutto il corpo o con febbre, dolori articolari o altre manifestazioni.
- Anche l’artrite è una delle manifestazioni più frequenti della malattia. Quasi tutti i pazienti riferiscono di dolori, gonfiore e rigidità delle articolazioni con la difficoltà a compiere i movimenti. Possono essere colpite tutte le articolazioni, ma solitamente sono interessate le piccole articolazioni delle mani, i polsi, le ginocchia, le caviglie e i piedi.
- Le sierositi (pleurite e pericardite) coinvolgono la pleura ed il pericardio, le membrane che avvolgono rispettivamente il polmone e il cuore. Con i termini di pleurite e pericardite s’intende l’infiammazione di queste due membrane, che si può manifestare con dolore al torace e talvolta con difficoltà a respirare.
- Le alterazioni del sangue, invece, sono dovute all’azione di autoanticorpi diretti contro le cellule ematiche. Gli anticorpi anti-globuli rossi causano anemia che può manifestarsi con pallore cutaneo, astenia e, a volte, palpitazioni. Gli anticorpi anti-globuli bianchi e anti-piastrine determinano invece una diminuzione dei globuli bianchi/linfociti e/o delle piastrine circolanti (definiti come leucopenia/linfopenia e piastrinopenia). Se tali alterazioni sono rilevanti, possono determinare specifiche manifestazioni cliniche: la leucopenia può portare ad un’aumentata vulnerabilità alle infezioni e la piastrinopenia a facili sanguinamenti.
- L’infiammazione dei reni (glomerulonefrite) è riscontrabile nel 50% dei casi circa. Molto spesso si manifesta con alterazioni urinarie come la proteinuria e/o l’ematuria (perdita di proteine e/o di globuli rossi con le urine); può anche essere presente stanchezza, perdita di appetito, gonfiore alle caviglie e/o alle gambe, mal di testa e aumento della pressione arteriosa.
Come si cura il LES?
Non esiste ancora una cura definitiva per il Lupus e i farmaci non servono per la guarigione, ma per controllare la malattia, alleggerire i sintomi e permettere al paziente di svolgere una vita normale seguendo con attenzione quanto prescritto dal medico.
È importante collaborare attivamente con il medico e seguire scrupolosamente la cura, così com’è fondamentale seguire l’evoluzione della malattia anche nei periodi di remissione.
Le 4 classi di farmaci usati comunemente sono:
- corticosteroidi
- immunosoppressori
- antimalarici
- antiinfiammatori non steroidei (FANS).
Vediamo di cosa si tratta.
- Corticosteroidi: farmaci come il prednisolone sono fondamentali per la cura del Lupus e in alcune circostanze sono dei veri salvavita. Agiscono rapidamente sull’infiammazione e controllano le riacutizzazioni della malattia. Il dosaggio è proporzionale alla gravità dei sintomi e, una volta sotto controllo, può essere gradualmente ridotto.
- Immunosoppressori: sono utilizzati nelle forme più gravi. I più noti sono azatioprina, methotrexate, micofenolato e ciclofosfamide. Sono farmaci che riducono l’attività del sistema immunitario e ostacolano l’azione dei linfociti T.
- Antimalarici: tra questi il più usato è l’idrossiclorochina (Plaquenil), un farmaco usato per la cura della malaria, ma che è efficace anche nel Lupus, soprattutto per le eruzioni cutanee o dolori articolare e muscolare.
- Aspirina e antinfiammatori non steroidei (Fans): sono prescritti in caso di dolore lieve alle articolazioni e ai muscoli.
Se questo tipo di farmaci erano già noti in Medicina, ciò che sta cambiando nel trattamento del Lupus è la collaborazione medico/paziente. Per questo tipo di malattia, infatti, registrare prontamente i segni che il corpo manda può fare la differenza per frenare in tempo la riattivazione della malattia o correre ai ripari in caso di nuovi sintomi. Tutto questo è possibile anche grazie alla ricerca che offre oggi più strumenti per capire la malattia e ai centri specialistici come le Lupus Clinic, presenti in varie Regioni italiane.
Nuove frontiere terapeutiche
Sono numerosi gli studi che valutano l’efficacia di nuovi farmaci per la terapia del Lupus.
Tra questi, sono di particolare interesse gli anticorpi monoclonali (farmaci biologici) che hanno come bersaglio le molecole coinvolte nella risposta immunitaria e che stanno dando buoni risultati, come il belimumab, ad esempio, recentemente approvato dall’FDA.
Altri farmaci biotecnologici sono attualmente in fase di avanzata sperimentazione con risultati incoraggianti; quindi si può immaginare che, in un futuro non troppo lontano, così come è accaduto per l’artrite reumatoide, anche per il Lupus sarà disponibile un’ampia gamma di nuovi farmaci per scegliere la cura più adatta e più efficace per ogni singolo paziente.
Tra le altre terapie in corso di studio c’è anche il trapianto di midollo osseo, per la “ricostruzione” del sistema immunitario, e la terapia genica. L’identificazione dei geni coinvolti nello sviluppo del Lupus è una promettente area di ricerca. I ricercatori ipotizzano che nelle persone con Lupus sia presente un’alterazione, di origine genetica, del funzionamento dell’apoptosi (o “morte programmata”) delle cellule. È un processo che permette all’organismo di eliminare cellule che hanno terminato la loro funzione e che devono essere sostituite. Se s’inceppa questo meccanismo, le cellule superflue possono danneggiare i tessuti dell’organismo stesso.
Vivere con il Lupus
Molte persone con il Lupus vivono una vita normale, tuttavia la malattia deve essere monitorata con regolarità per intervenire con i farmaci (o il loro dosaggio) più adatti appena si presentano i sintomi.
Il modo migliore per controllare il Lupus è essere molto scrupolosi, prendere tutte le medicine prescritte, eseguire regolari controlli medici e informarsi sulla malattia. È importante essere coinvolti attivamente nella cura.
Sarà il medico a insegnare al paziente a riconoscere i segni della riattivazione della malattia.
Molti, ad esempio, prima di una riacutizzazione, manifestano sintomi come un aumento della stanchezza o del dolore articolare, rash cutaneo, febbre o mal di testa. Prevenire le recidive, così come riconoscere i campanelli di allarme, è quindi molto importante, anche per un’efficace comunicazione con il medico curante.
Per i pazienti con il Lupus è necessario ricevere cure regolari e misure preventive (come gli esami del respiro e della vista, ad esempio) e avere un piano terapeutico basato sulle necessità specifiche di ogni singolo individuo.
Fare attenzione al proprio corpo e gestire lo stress sono aspetti fondamentali in questo tipo di malattia. Il benessere psico-fisico può avvalersi anche di tecniche meditative, del supporto della propria famiglia e di gruppi di sostegno, per sentirsi meno isolati e conoscere meglio la malattia. Numerosi studi hanno mostrato, infatti, che i pazienti che sono informati e che partecipano attivamente nella cura della loro patologia stanno meglio, si recano meno dal medico e rimangono più attivi.
A chi rivolgersi?
Sono i reumatologi i medici specializzati nella diagnosi e nella terapia delle malattie infiammatorie autoimmuni come il Lupus e sono quindi gli specialisti più qualificati per fornire al paziente i migliori trattamenti terapeutici disponibili.
In Italia poi esistono centri specializzati per la cura delle malattie autoimmuni come la Lupus Clinic del Policlinico Umberto I di Roma, del Campus Biomedico di Roma, dell’ospedale Gaetano Pini di Milano o presso l’Università di Pisa.
Fonti
- Lupus Clinic, Policlinico Umberto I di Roma, Il Lupus Erimatoso Sistemico, http://www.lupusclinicromasapienza.com/page.php?9
- S. Scarpato (U.O. Dipartimentale Reumatologia Scafati, Salerno), Guida al Lupus Eritematoso Sistemico (2018).
- A. Doria, R. Rindone, Il Lupus: la malattia dai mille volti. Una guida per vivere con il Lupus imparando a conoscerlo (2011).
- Lupus Eritematoso Sistemico, Opuscolo informativo del Dipartimento di medicina Interna e Specialità mediche Reumatologia presso l’Ospedale S. Maria Nuova, A.O. di Reggio Emilia.
- Systemic Lupus Erythematosus – National Istitutes of Health, a cura dei medici del Servizio di Reumatologia e Immunologia Clinica – Spedali Civili di Brescia (2018).
- P. L. Meroni (Professore ordinario di Reumatologia presso l’Università di Milano), S. Zeni (Responsabile UOS Connettiviti e Vasculiti presso l’Istituto Gaetano Pini di Milano), Guida pratica per pazienti con Lupus Eritematoso Sistemico, ANMAR (Associazione Nazionale Malati Reumatici)
- G. Conti (Nefrologia e Reumatologia Pediatrica con Dialisi, A.O.U. “G. Martino”), R. Coppo, A. Amore (Nefrologia, Dialisi e Trapianto, Ospedale Universitario Regina Margherita, Torino), Patogenesi del Lupus Eritematoso Sistemico (LES), Giornale Italiano di Nefrologia (2012; 29: S84-S90).