In questo video intervistiamo Marta Buccelli, una giovane donna di 33 anni a cui qualche mese fa hanno diagnosticato il cancro all'ovaio, e Roberta Di Rocco, l'oncologa che la sta seguendo e con cui ha costruito un rapporto molto bello. Un'intervista doppia che vuole mettere in luce le testimonianza della paziente e della dottoressa di fronte al cancro all'ovaio ma anche testimonianze di come la relazione medico-paziente, anci medica-paziente in questo caso, sia essenziale nel percorso terapeutico.
Marta ha scoperto pochi mesi fa, a 33 anni, di avere il cancro all’ovaio.
Nel giro di poco tempo è stata operata.
Marta è viva. Sorridente. Grata.
Dopo l’intervento il suo compagno le ha chiesto di sposarla.
E mi racconta tutto questo con un sorriso che fa male da quanto è vero.
Un bel rossetto sulle labbra, un foulard coloratissimo a coprirle il capo, un’allegria che ti prende a sberle.

Marta Buccelli
Per Marta la paura “è una grande opportunità”, che va colta, gestita.
Bisogna fare i conti con il cancro, essere pronte all’eventualità che becchi proprio noi ed essere disposte a lottare, senza i se, i ma, i forse, i tanto non serve a niente.
Sognava di essere madre, e lo sogna ancora, Marta. Perché c’è sempre l’adozione.
Perché non si deve mollare: si lotta a testa bassa e si prova a vincere, come ha fatto lei.
Non si deve minimizzare nessun segnale, occorre imparare ad ascoltare il proprio corpo. Marta ha scoperto di avere il cancro per un dolore all’appendice. Oggi vuole dedicarsi alle donne che come lei hanno ricevuto questa tremenda diagnosi e non hanno la forza per risollevarsi.

Roberta di Rocco
In questa intervista c’è anche Roberta Di Rocco, oncologa che segue Marta fin dall’intervento. E ci racconta quali sono i segnali da monitorare, in che modo si può fare prevenzione anche se al momento non esistono screening.
Ci fornisce informazioni preziose che si sentono troppo poco in giro e che invece dovremmo tutte urlare a gran voce, tra le amiche, le sorelle, le madri, le mogli, le colleghe, le conoscenti, le passanti che incontri per strada.
Tutte devono sapere che questo male tremendo esiste. E come si può combattere.
E poi ci sono loro due, da vedere insieme, come un tutt’uno. Ho chiesto a Roberta che paziente è Marta e ho chiesto a Marta che dottoressa è Roberta. Ed è bello ascoltarle. Marta e Roberta. Medica e paziente. Due donne, prima di tutto, che si sono incontrate in un ambulatorio, che si sono scelte e ogni giorno camminano una fianco all’altra. E la vita di una arricchisce quella dell’altra.
E’ la relazione che diventa essa stessa parte portante della cura. Quel di più, quel valore aggiunto fatto di sguardi, parole e gesti che si dimostra fondamentale nel percorso terapeutico.
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