Scopriamo che cos’è il neuroblastoma, quali sono i sintomi e come si cura.
Il neuroblastoma è un tumore infantile che può colpire i bambini da 0 ai 10 anni. È considerato la prima causa di morte nei bambini e la terza neoplasia più frequente dopo le leucemie e i tumori cerebrali pediatrici. Si tratta quindi del tumore più comune della prima infanzia (circa il 7-10% dei tumori nei bambini di età compresa tra 0 e 5 anni) e il più frequente tumore solido extracranico in età pediatrica. L’età media di diagnosi è 18 mesi e il 90% dei casi è diagnosticato prima del sesto anno di vita. L’incidenza fino ai 15 anni è di circa 15.000 nuovi casi all’anno in tutto il mondo, di cui 130 circa in Italia, rappresenta il 10% di tutti i tumori pediatrici ed è più frequente nei primi 5 anni di vita.
Non ci sono significative differenze tra maschi e femmine. Ci sono, invece, nelle diverse fasce di età.

Che cos’è il neuroblastoma
Il neuroblastoma è un tumore tipico dell’età infantile che si sviluppa dai neuroblasti: si tratta di cellule che fanno parte del sistema nervoso simpatico il cui compito è controllare il corretto svolgimento delle funzioni involontarie, come la respirazione, la digestione o il battito cardiaco.
In particolare, i neuroblasti sono cellule immature o in via di sviluppo (blasti) presenti nei nervi (neuro) e diffuse in tutto l’organismo: ghiandole surrenali, collo, torace o colonna vertebrale. Il tumore può, quindi, insediarsi in diverse zone dell’organismo.
Nella maggior parte dei casi, tuttavia, si manifesta a livello delle ghiandole surrenali, situate sopra i reni, o nei gangli nervosi (agglomerati di cellule nervose) presenti nell’addome. In altri, invece, il neuroblastoma interessa i gangli lungo la colonna vertebrale, a livello del collo o del torace o pelvico.
Ciò che più caratterizza questo tumore è la precoce età di insorgenza, l’elevata frequenza di metastasi alla diagnosi e la tendenza alla regressione spontanea nei bambini entro il primo anno di vita. Man mano che il bambino cresce, invece, la prognosi e la gestione della malattia diventano più complesse.
Vista l’elevata variabilità nella sua manifestazione, i segni clinici e i sintomi possono variare da una massa palpabile benigna a una malattia più grave, dovuta alla diffusione del tumore.
Neuroblastoma: come si manifesta
I sintomi del neuroblastoma sono diversi e cambiano in base alla parte del corpo colpita dal tumore.
Se si sviluppa nell’addome, ad esempio, si potrà formare una massa che comporterà una pressione sugli organi circostanti e che, con la crescita del bambino, può causare mancanza di appetito o sensazione di sazietà o dolore addominale.
Se invece il tumore si localizza nel mediastino (lo spazio mediano della cavità toracica, compreso tra i due polmoni) si possono manifestare anche sintomi respiratori.
Ecco i principali sintomi del neuroblastoma, in base alla sede di origine e alla sua diffusione.
- Addome: pancia gonfia, senso di pienezza e dolore addominale. Si possono associare anche stitichezza e difficoltà a urinare.
- Torace o collo: tosse o difficoltà a respirare e nella deglutizione.
- Ossa: dolori alle ossa, spasmi muscolari e difficoltà di coordinazione dei movimenti.
- Midollo osseo: ridotta produzione di globuli rossi e quindi anemia, con sensazione di debolezza, stanchezza e pallore. Un numero più basso di piastrine causa anche la facilità di ematomi e macchie cutanee color porpora. Un numero ridotto di globuli bianchi, invece, abbassa le difese immunitarie.
- Colonna vertebrale: braccia e gambe indebolite e l’incapacità a controllare volontariamente alcune parti del corpo.
Più raramente, i bambini manifestano i sintomi di una malattia nota come sindrome di Horner, in cui un tumore situato nel collo, preme sui nervi che innervano un lato del viso.
Il bambino presenta una palpebra abbassata (ptosi), una pupilla più piccola (miosi), rientro dell’occhio nell’orbita (enoftalmo) e minore sudorazione sul lato del viso colpito.
Inoltre, circa il 90%-95% dei neuroblastomi produce ormoni, come l’adrenalina, che possono aumentare la frequenza cardiaca e provocare stati di ansia.
Le metastasi, soprattutto nel midollo osseo e nello scheletro, sono presenti nel 40% dei casi già al momento della diagnosi. Si localizzano anche nei linfonodi, fegato e cute.
È, invece, più raro il coinvolgimento dei polmoni e del sistema nervoso centrale.
Il 7-10% dei bambini presenta alla diagnosi sintomi da compressione del midollo spinale dovuti a una massa che invade il canale midollare all’interno della colonna vertebrale. Si tratta in questo caso di un’emergenza oncologica che richiede un rapido intervento per alleviare la compressione sulle strutture neurologiche.
Infine, nell’1-2% dei casi, il neuroblastoma si manifesta con sintomi neurologici come movimenti involontari e incontrollati degli occhi (opsomioclono), rapide contrazioni di braccia e gambe (mioclonia), mancanza di coordinazione dei movimenti muscolari volontari (atassia), diarrea o ipertensione. Sono sindromi dette paraneoplastiche, cioè una conseguenza indiretta del tumore, causata dalla produzione di autoanticorpi diretti contro il cervelletto, l’organo che controlla i movimenti, la coordinazione e il senso di equilibrio.
Cause del neuroblastoma e soggetti a rischio
Le cause di questa malattia restano sconosciute. Si presenta nella quasi totalità dei casi come forma sporadica, cioè non ereditaria. Solo in una piccola percentuale di bambini la malattia assume le caratteristiche di un tumore familiare, cioè i piccoli ereditano dai genitori una maggiore probabilità di sviluppare la malattia. Secondo gli studi, il neuroblastoma ereditario si associa ad alterazioni di ALK o PHOX2B, geni coinvolti nella maturazione delle cellule nervose. Modifiche nella struttura o nel numero di questi e altri geni (MYCN, NTRK1 o ATRX) possono insorgere spontaneamente, per ragioni non prevedibili, nelle prime fasi dello sviluppo del bambino e dare origine al tumore. Non si hanno, invece, dati certi su possibili collegamenti tra il tumore e fattori ambientali legati allo stile di vita o all’esposizione a determinate sostanze tossiche.
Diagnosi del neuroblastoma
La diagnosi precoce di neuroblastoma non è semplice. Un’ecografia prenatale di routine può a volte individuare un neuroblastoma nel feto, oppure se il tumore è abbastanza grande, il medico può rilevare un rigonfiamento nell’addome del bambino. Il primo passo è quindi una visita medica in cui si valutano i segni e i sintomi che il bimbo presenta e si raccolgono informazioni sulla storia medica e familiare del piccolo.
Se c’è sospetto di neuroblastoma, si dovrà procedere con esami più mirati che includono:
- esami del sangue e delle urine, con attenzione alle catecolamine urinarie, prodotte dalle cellule nervose simpatiche.
- Diagnostica per immagini, in particolare tomografia computerizzata (TC) o risonanza magnetica nella zona coinvolta dal tumore, che aiutano a capire quanto la malattia sia estesa.
- Biopsia, cioè il prelievo di un campione di cellule dalla massa tumorale per un’analisi più approfondita, che consente di porre diagnosi definitiva di neuroblastoma, definendo anche il tipo e il grado di diffusione.
- Analisi molecolare dei campioni prelevati, che aggiunge informazioni sul numero di copie del gene N-MYC, più alto nella forma tumorale più aggressiva e che richiede un trattamento deciso anche nelle forme non metastatiche.
- Diagnostica per immagini scintigrafiche che impiegano metaiodobenzilguanidina (MIBG) legata a iodio radioattivo; definiscono con precisione quanto e in quali aree il tumore si è diffuso; servono anche per monitorare la risposta alla terapia.
Stadi del neuroblastoma
Come per la maggior parte dei tumori anche il neuroblastoma è suddiviso in stadi, che indicano il livello di diffusione.
Il sistema di stadiazione di questo tumore è:
- L1: è presente solo in una zona corporea, non si è diffuso e può essere rimosso chirurgicamente.
- L2: è sempre presente in una sola parte del corpo e non si è diffuso, ma non può essere rimosso in tutta sicurezza con un intervento chirurgico.
- M: si è diffuso ad altre parti del corpo.
- Ms: si è diffuso alla pelle, al fegato o al midollo osseo nei bambini di età inferiore ai 18 mesi.
Come si cura il neuroblastoma
La scelta della terapia dipende da vari fattori, come lo stadio del tumore e l’aggressività.
Solitamente, negli stadi iniziali del neuroblastoma il trattamento chirurgico è la prima scelta, poiché la maggior parte dei tumori sono localizzati e operabili, consentendo la guarigione.
Se, invece, il tumore è a uno stadio più avanzato, la chemioterapia è indicata prima dell’intervento chirurgico. Ciò consente di ridurre le dimensioni del tumore o colpire le metastasi. In genere la chemioterapia prevede la somministrazione di una combinazione di farmaci e, in alcuni casi, l’uso di trapianto di cellule staminali emopoietiche., vale a dire cellule non ancora completamente differenziate da cui hanno origine tutte le cellule del sangue e del sistema immunitario, come globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.
Dopo il trapianto, i soggetti ad alto rischio possono anche essere sottoposti a radioterapia. Attualmente sono disponibili anche trattamenti basati sull’immunoterapia con anticorpi specifici contro il ganglioside-2 (GD2), una molecola presente sulla superficie delle cellule tumorali: l’anticorpo anti-GD2, legandosi a questa molecola, colpisce prevalentemente le cellule tumorali per distruggerle.
Prognosi
Anche la prognosi dipende da vari fattori quali l’età del bambino alla diagnosi, il grado di diffusione del tumore e le sue caratteristiche biologiche (ad esempio, l’aspetto del neuroblastoma al microscopio e alcune caratteristiche del DNA delle cellule tumorali).
La prognosi è solitamente migliore nei bambini più piccoli che non presentano metastasi.
Il tasso di sopravvivenza nei tumori a basso e medio rischio è del 90% circa, mentre per quelli ad alto rischio è, ad oggi, del 50%, grazie alle nuove terapie combinate.
Prevenire il neuroblastoma
La prevenzione è possibile quando si conoscono le cause del tumore e si possono analizzare statisticamente i dati epidemiologici. Purtroppo, è piuttosto raro che i tumori si sviluppino per una singola causa. Ciò rende quindi difficile, se non impossibile, stabilire a posteriori la loro origine.
Negli adulti è molto complicato anche solo ipotizzare che l’esposizione a sostanze cancerogene o abitudini e comportamenti non salutari possano avere contribuito alla crescita tumorale. È ancora più difficile nei bambini, per la loro giovane età.
Anche per il neuroblastoma, quindi, non è al momento possibile definire strategie adeguate alla prevenzione, perché non sono ancora noti i fattori di rischio.
Fonti
- Ospedale Bambin Gesù, Neuroblastoma
- MSD, Neuroblastoma
- Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro ETS, Neuroblastoma
- StatPearls, July 17, 2021 Neuroblastoma
- NHS, Neuroblastoma
- Jpn J Clin Oncol, 2018;48(3):214-241, Neuroblastoma
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