L’osteogenesi imperfetta è una malattia genetica rara che comporta un’aumentata fragilità dell’osso, ma che raggruppa al suo interno diverse forme, ognuna con un suo decorso e una sua prognosi.

Che cos’è
L’osteogenesi imperfetta (a volte indicata con l’acronimo OI) è una malattia ereditaria del collagene, la proteina fondamentale che attribuisce resistenza meccanica del tessuto connettivo. Provoca la formazione di ossa particolarmente deboli e un rischio di frattura anche in assenza di traumi. Per queste sue caratteristiche è anche conosciuta come “la malattia delle ossa fragili” e i pazienti che ne soffrono definiti “bambini di cristallo”.
Altri sintomi possono riguardare i denti, il colore delle sclere degli occhi e l’apparato uditivo.
Quella che viene definita complessivamente osteogenesi imperfetta comprende in realtà una serie di malattie genetiche che hanno una prognosi molto variabile.
Un nome, più di cinque forme: la classificazione dell’osteogenesi imperfetta
L’osteogenesi imperfetta è una malattia caratterizzata da una fragilità patologica dell’osso dovuta all’alterazione di uno dei suoi componenti principali, il collagene.
Sono state identificate 5 forme della malattia:
- osteogenesi imperfetta di tipo 1: è la cosiddetta forma lieve della malattia, che non produce deformazioni e consente, da parte dei pazienti, il raggiungimento di una statura normale o leggermente più bassa della media. I denti non manifestano alterazioni. Talvolta le sclere degli occhi sono blu (anziché bianche); possono essere presenti dolore muscoloscheletrico e, almeno durante l’infanzia, fratture ricorrenti;
- osteogenesi imperfetta di tipo 2 (anche detta osteogenesi imperfetta congenita): è la forma grave della patologia, incompatibile con la vita. Già alla nascita i piccoli manifestano numerose fratture e deformità significative dello scheletro, che impediscono agli arti di crescere normalmente. Le ossa del cranio hanno una densità ridotta e una consistenza molle, un aspetto che aumenta il rischio di lesioni cerebrali durante il parto. Il rischio di morte nei giorni e nelle settimane successivi alla nascita è molto elevato. Le sclere degli occhi sono blu;
- osteogenesi imperfetta di tipo 3: è molto grave, ma non letale. Le ossa delle persone che ne soffrono crescono in misura limitata rispetto a quella che è considerata la normalità, la dentizione è anomala e le sclere degli occhi di colore blu-grigio. A causa della deformazione ossea, il viso dei pazienti assume una forma triangolare e il cranio è più grande del normale (una condizione definita macrocefalia). La scoliosi grave è frequente e accompagnata dalla deformità del petto e da fratture ricorrenti;
- osteogenesi imperfetta di tipo 4: si tratta di una forma di grado moderato, associata ad un tasso di sopravvivenza elevato. La frequenza di fratture nell’infanzia è importante, ma l’accrescimento osseo è quasi nella norma, o leggermente inferiore, e le sclere sono bianche. Il decorso di questa forma risente, più che in altri casi, della tempestività della diagnosi: l’istituzione precoce del trattamento farmacologico permette al paziente di avere una prognosi migliore;
- osteogenesi imperfetta di tipo 5: è una forma di grado moderato che comporta uno sviluppo osseo lievemente inferiore alla norma e il raggiungimento di una statura solo di poco minore della media. Di solito i pazienti presentano caratteristiche tipiche dello scheletro, come i calli ossei, ma la loro dentizione è normale e le sclere degli occhi sono bianche.
Sono stati identificati anche altri tipi, numerati dal 6 in poi, più rari e dovuti a mutazioni che interessano geni diversi.
Se ne parla qui…
La malattia ha goduto di una certa risonanza mediatica anche grazie al racconto che ne ha fatto un paziente celebre, l’attore statunitense Atticus Shaffer, interprete di “An American Carol” e numerosi altri film e serie televisive.
In Italia, l’artista e performer teatrale Chiara Bersani ha dichiarato di soffrire di questa malattia, che ha reso oggetto di studio scenico ed elaborazione teorica.
“O.I. L’arte in una frattura” è un libro che racconta l’osteogenesi imperfetta da un punto di vista atipico: raccoglie 21 opere che sono immagini radiologiche delle innumerevoli fratture di Fabiano Lioi, l’artista che lo ha realizzato e che soffre della malattia. Ogni opera è accompagnata da un contenuto scritto, che descrive il disturbo non tanto dal punto di vista medico quanto da quello dei pazienti nelle loro attività quotidiane.
Questa malattia è anche veterinaria: i casi di OI fra cani e gatti sono trattati nella letteratura scientifica.
Quali sono le cause
L’osteogenesi imperfetta è causata da una mutazione dei geni COL1A1 e COL1A2, che contengono le istruzioni per la sintesi del collagene, una proteina fondamentale per la salute e la resistenza meccanica dell’osso.
La trasmissione della patologia è generalmente ereditaria, di tipo autosomico dominante. Questo significa che la patologia viene trasmessa da un genitore malato ai figli, che saranno anche loro malati, con una probabilità del 50% ad ogni gravidanza.
Tuttavia, in alcuni casi, la mutazione si verifica de novo, ossia non viene ereditata dai genitori, ma è il risultato di un errore che avviene in fase embriogenetica (quando si forma e si sviluppa l’embrione).
La diagnosi
Già durante la gravidanza, in occasione delle ecografie di routine, può sorgere il sospetto che il feto sia affetto dalla malattia. Se il medico osserva segni suggestivi nello scheletro in formazione, può raccomandare l’esecuzione dell’amniocentesi o del prelievo dei villi coriali, a seconda dello stadio della gestazione: le cellule raccolte mediante queste procedure vengono così analizzate allo scopo di formulare un’eventuale diagnosi prenatale.
La diagnosi dopo la nascita è prevalentemente clinica, anche se non esistono protocolli standardizzati a riguardo, e si basa sull’osservazione dei segni scheletrici ed extra-scheletrici.
Nel caso si ipotizzi l’osteogenesi imperfetta, vengono prescritti esami radiologici specifici: la rilevazione di segni caratteristici dell’osteoporosi avvalora la diagnosi. Viene anche eseguita la densitometria (MOC-DEXA), che conferma la riduzione della massa ossea; nei pazienti questo esame viene eseguito dai 3 anni in poi con cadenza annuale.
Possono essere richiesti studi della struttura del collagene, per evidenziare eventuali mutazioni, ad ulteriore conferma delle ipotesi diagnostiche.
La patologia può presentare aspetti simili da disturbi quali la condrodisplasia, l’osteoporosi giovanile idiopatica o dovuta all’assunzione di farmaci (tipico il caso dell’osteoporosi da terapia cortisonica a lungo termine) e la malnutrizione. È anche importante distinguere dall’osteogenesi imperfetta le fratture multiple o ricorrenti dovute a casi di abuso di minore.
Chi colpisce
La malattia colpisce una persona su 10.000-20.000, con uguale frequenza tra i generi e fra le etnie.
L’aspettativa di vita è molto variabile, in funzione della forma con cui la malattia si presenta: si va dalle forme più gravi, che non sono compatibili con la sopravvivenza, a forme più lievi, con aspettative di vita assimilabili a quelle delle persone sane.
I sintomi
I sintomi sono presenti in modo variabile in funzione della gravità della malattia e descrivono un’evoluzione diversa a seconda dei casi.
Il segno clinico principale è la fragilità ossea, che si manifesta con fratture ricorrenti anche in assenza di traumi o per traumi lievi. Le alterazioni del collagene si riflettono anche nell’indebolimento dei legamenti articolari, che è causa di dolore muscoloscheletrico talvolta intenso.
Le ossa crescono meno del normale e assumono forme anomale, producendo deformità anche importanti dello scheletro, come le scoliosi gravi, accompagnate da schiacciamenti della gabbia toracica tali da rendere difficile la respirazione. La statura dei pazienti è quasi sempre inferiore alla norma.
Le mutazioni nelle catene del collagene si riflettono anche sulla struttura dei denti, che risultano più fragili: questa condizione viene definita dentinogenesi imperfetta, spesso abbreviata nella sigla DI.
Un segno comune è rappresentato dalla colorazione blu delle sclere degli occhi, normalmente bianche. Questa manifestazione è causata dal fatto che il tessuto connettivo che costituisce le membrane di rivestimento degli occhi è alterato e permette di vedere, in trasparenza, i vasi sanguigni sottostanti.
Alcuni pazienti soffrono di una riduzione della capacità uditiva di origine nervosa, detta ipoacusia neurosensoriale.
Lo sviluppo cognitivo si verifica normalmente.
Come si cura
Non sono, ad oggi, disponibili cure definitive per la malattia, ma solo farmaci in grado di contrastare l’impoverimento dell’osso.
Le forme gravi vengono trattate con la somministrazione di bifosfonati (in particolare il neridronato), sostanze che riducono l’attività di riassorbimento dell’osso, migliorano il dolore e limitano il rischio di fratture.
Nel trattamento dei bambini con le forme 1 e 4 della malattia viene impiegato anche l’ormone della crescita.
Tutti i pazienti devono assumere per tutta la vita una supplementazione di vitamina D e di calcio.
È anche importante che le persone affette da osteogenesi imperfetta seguano protocolli specifici di fisioterapia, riabilitazione e di terapia occupazionale, finalizzati alla prevenzione delle cadute e all’irrobustimento della muscolatura protettiva dello scheletro.
Nei casi in cui la deformità ossea sia tale da penalizzare le funzioni vitali, occorre intervenire con la chirurgia. Questo si verifica soprattutto per la correzione della scoliosi (che può essere tanto grave da impedire la corretta respirazione) e per la prevenzione delle fratture ricorrenti delle ossa lunghe.
I pazienti affetti da riduzione della capacità uditiva possono beneficiare dell’applicazione di impianti cocleari.
Le prospettive future
Attualmente, la ricerca è concentrata sullo sviluppo della terapia genica per la sostituzione del gene mutato con il gene sano, che possa fornire alle cellule le informazioni per la sintesi di collagene funzionante.
L’avanzamento degli studi è però limitato dal fatto che la malattia è dovuta a più di 150 mutazioni e almeno 3 difetti genetici. Si stanno dunque studiando percorsi alternativi, come la somministrazione della terapia genica usando fattori di crescita per l’osso, che permettono una guarigione più rapida delle fratture.
Sono anche allo studio nuovi farmaci che potrebbero affiancare i bifosfonati nel trattamento delle forme gravi.
A chi rivolgersi
Il paziente affetto deve essere seguito da un equipe multidisciplinare (medica, ortopedica, fisioterapica e riabilitativa) nell’ambito di un centro specializzato per il trattamento di questo tipo di patologie.
Gli esperti sottolineano l’influenza della corretta presa in carico sul decorso della malattia: prima la malattia viene diagnosticata e prima viene istituita la terapia opportuna, più favorevole è il decorso clinico, almeno in un certo numero di casi.
Per supporto di vario tipo è possibile anche rivolgersi all’Associazione Italiana Osteogenesi Imperfetta (AS.IT.O.I. Onlus).
La malattia beneficia dell’esenzione per le spese sanitarie, con codice RNG060.
Fonti:
chiarabersani.it https://chiarabersani.it/home
Fabiano Lioi. Osteogenesi imperfetta, lastre delle fratture diventano arte con il libro “L’arte in una frattura” https://www.orthoacademy.it/osteogenesi-imperfetta-lastre-fratture-libro/
Orphanet – Cerca un centro esperto
Orphanet – Osteogenesi imperfetta https://www.orpha.net/consor/cgi-bin/Disease_Search.php?lng=IT&data_id=654&Disease_Disease_Search_diseaseGroup=Osteogenesis-imperfecta&Disease_Disease_Search_diseaseType=Pat&Disease(s)/group%20of%20diseases=Osteogenesis-imperfecta&title=Osteogenesis%20imperfecta&search=Disease_Search_Simple
Basel, D. et al. Bisphosphonate therapy for osteogenesis imperfecta. Cochrane Library. (2016) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6611487/
AS.IT.O.I. Onlus http://www.asitoi.org/
Botor, M. et al. Osteogenesis Imperfecta: Current and Prospective Therapies. Biomolecules. (2021)