Continua il nostro viaggio tra le Regioni per scoprire come sarà implementato il PNRR nelle politiche sociali e in special modo nella disabilità. In questa intervista abbiamo raccolto l’esperienza della Regione Friuli Venezia Giulia, insieme al Vicepresidente e Assessore regionale alla salute, politiche sociali e disabilità Riccardo Riccardi.

Nella vita di tutti i giorni, cosa cambierà concretamente nella vita delle persone con disabilità?
Il PNRR rappresenta senz’altro un importante impulso per una revisione integrale delle politiche a favore delle persone con disabilità, sia a livello nazionale sia a livello regionale. L’esigenza di avviare riforme in grado di dare piena attuazione ai principi della Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità (CRPD) è sentita da tempo, a tutti i livelli di governo e da tutti i soggetti coinvolti, e ha già ispirato importanti innovazioni normative in questa direzione, come la legge 112/2016 “Dopo di noi”.
L’opportunità offerta dal PNRR riguarda però la possibilità di operare un cambiamento prima di tutto culturale, secondo un approccio organico e trasversale a tutte le aree importanti per la vita delle persone: dai trasporti alla cultura, dal lavoro alla scuola, dalla salute allo sport.
Un approccio che parte dalla convinzione che gli interventi riformatori debbano essere sempre più in grado di garantire alle persone con disabilità il pieno accesso ai diritti civili e sociali su base di pari opportunità con gli altri e nel rispetto dei principi di autodeterminazione e di non discriminazione.
Detto questo, è importante però sottolineare che se il PNRR può certamente rappresentare un importante fattore di innesco o di potenziamento delle trasformazioni necessarie, e in parte già in atto nei sistemi, da solo non è sicuramente sufficiente a costruire un cambiamento nelle condizioni di vita delle persone con disabilità. Perché questo accada, infatti, è necessario che gli interventi riformatori incidano profondamente sulle attuali configurazioni dei sistemi di welfare ai diversi livelli – nazionale, regionale e locale – per conformarle, come si afferma nello stesso PNRR, a un più ampio sistema di welfare comunitario.
Solo così, intervenendo sulle culture professionali e organizzative, sugli assetti istituzionali e gestionali, sui processi operativi (in particolare quelli relativi alla presa in carico integrata sociosanitaria), sulle forme di regolazione dei sistemi (pianificazione, accreditamento, finanziamento, ecc.), si potrà riorientare un dispositivo oggi ancora troppo centrato sulle prestazioni e sulla standardizzazione delle risposte. Quindi si potranno davvero creare le condizioni perché il progetto di vita personalizzato e partecipato sia in grado di garantire l’effettivo godimento dei diritti e delle libertà fondamentali. Le comunità poi potranno divenire più inclusive e ricche di opportunità per tutti.
Solo così si potrà beneficiare di adeguate cure e sostegni al proprio domicilio o scegliere, in assenza di discriminazioni, il proprio luogo di residenza e un’adeguata soluzione abitativa. Oppure, chi oggi fatica a trovare occasioni di formazione e di lavoro, domani potrà contare su sostegni competenti e maggiori opportunità in contesti lavorativi e formativi adeguati.
Quali interventi in questa direzione sono stati messi in campo dalla vostra Regione?
Anzitutto va detto che la nostra Regione, per rispondere ai bisogni delle persone con disabilità, può contare su un ricco e articolato insieme di risorse umane, economiche e strumentali che negli anni si sono significativamente incrementate sia per l’intraprendenza di molte realtà del terzo settore, sia per una continuità politica di investimenti in questo ambito del welfare. Basti dire che solo in questa legislatura c’è stato un incremento complessivo di risorse destinate a questo settore per oltre 20 milioni di euro.
Ciononostante, fin dall’inizio di questo mandato, ho espresso la convinzione che fosse necessario un importante ripensamento del sistema dei servizi e degli interventi a favore delle persone con disabilità per allinearlo maggiormente all’orizzonte culturale offerto dalla Convenzione ONU.
A questo riguardo potremmo affermare che il primo passo in questa direzione è stata la riforma del Sistema Sanitario – la legge regionale 22 del 2019 – con la quale l’intero sistema ha assunto un orientamento strategico molto centrato sull’area dei bisogni socio-sanitari e, in particolare, dei bisogni delle persone con disabilità. Non è difficile rintracciare in molte parti di questa norma espliciti riferimenti ai principi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e alla focalizzazione di tutto l’impianto di riforma sui processi di inclusione e partecipazione sociale. Più nello specifico, voglio ricordare anche l’importante intervento di innovazione amministrativa che questa Giunta ha voluto per favorire lo sviluppo di un processo di trasformazione dei servizi nella direzione di una sempre maggior personalizzazione.
Si tratta della norma, del regolamento e degli indirizzi che la Giunta ha emanato per la promozione e la realizzazione di servizi innovativi e sperimentali a favore delle persone con disabilità. La centratura sul progetto personalizzato, sostenuto da un budget di salute e co-gestito con la Pubblica Amministrazione e gli Enti del Terzo Settore, rappresenta l’innovazione che si vorrebbe estesa a tutto il sistema dei servizi.
Anche a questo scopo si è intrapreso un percorso per la riforma della legge regionale di settore in materia di disabilità (LR 41/1996) che contiamo di approvare entro la fine di quest’anno. Una riforma che nasce anche dall’esigenza di allineare la normativa regionale ai principi che sono alla base, oltre che della Convenzione ONU, anche degli indirizzi europei, come la Strategia europea per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030, dello stesso PNRR e della recentissima legge 227/2021 (Delega al Governo in materia di disabilità).
Lo ribadisco, la riforma dovrà consentire la realizzazione di interventi che siano, sempre più, in grado di garantire alle persone con disabilità l’accessibilità ai diritti, in tutte le aree importanti della vita. Per questo dovrà puntare a una reale ed effettiva integrazione delle politiche, a rafforzare la responsabilità condivisa che coesiste tra il sistema sanitario ed il sistema sociale nella presa in carico delle persone con disabilità, nonché a rinsaldare il rapporto che il versante istituzionale ha con gli enti del terzo settore, nell’ottica di implementare e sviluppare una rete sempre più capillare e sussidiaria. Va in questa direzione anche la realizzazione del Portale regionale della disabilità. Uno strumento concreto, che serve per semplificare l’accesso alle informazioni e allo scambio di notizie e di opportunità in materia di disabilità, e in definitiva ad alimentare una cultura all’insegna dell’inclusività e della solidarietà sul territorio.
Ci sono aspetti o lacune da colmare secondo lei e la sua esperienza in ambito regionale?
Per una valutazione sul lavoro fatto in questa legislatura non si può prescindere dall’evento che ha così pesantemente condizionato le nostre vite e i nostri programmi negli ultimi due anni. Ciononostante, mi sento di poter dire che anche da questa difficilissima situazione si è potuto trarre qualcosa di positivo. Lo shock dell’emergenza pandemica ci ha costretti a ripensare le forma di assistenza alle persone con disabilità e, anche se con le oggettive difficoltà, a sviluppare interventi maggiormente personalizzati e in contesti di vita più “naturali”.
In questo senso ha rinforzato la consapevolezza della necessità di un cambiamento e ha quindi rappresentato un impulso forte a immaginare il nuovo sistema che con la riforma vorremmo attuare. Certo si può fare sempre qualcosa in più, ma come ho già detto l’investimento e l’attenzione a questo settore non è certo mancato; anzi credo di poter affermare che, anche per gli impulsi di cui si diceva, si è fatto più di quanto avevamo programmato a inizio legislatura. Allo stesso tempo siamo perfettamente consapevoli che il lavoro per rendere effettivi i diritti per le persone con disabilità è ancora lungo e la strada da percorrere non priva di ostacoli. Ma sappiamo anche che affrontando questi temi in gioco non c’è soltanto l’intervento su un settore del welfare, ma un’idea stessa di società e di bene comune. Per questo i nostri sforzi non verranno meno.
Conclusioni
L’impegno istituzionale della Regione Friuli Venezia Giulia a portare avanti progetti di inclusione e servizi per le persone con disabilità è concreto e fattivo, così come portare avanti il Piano nella maniera più efficace possibile. L’intenzione resta e deve restare sempre quella di migliorare le condizioni di vita e di accesso alle cure delle persone con disabilità nella quotidianità, in cui sia “facile” ottenere una risposta e/o un intervento.
È essenziale che tutto quello che è sulla carta diventi concreto, che aiuti davvero le persone con disabilità nella vita di tutti i giorni, affinché nessuno resti indietro.