Il PNRR è una grande occasione per il nostro Paese. Arriveranno molti investimenti che saranno spesi non solo per la sostenibilità ambientale, al transizione digitale e l’innovazione..ma anche per la salute, l’inclusione sociale e la disabilità, un settore quest’ultimo da sempre fanalino di coda della società, che affronta ogni giorno difficoltà, burocrazia e silenzi dalle istituzioni. Abbiamo quindi voluto conoscere come si stanno muovendo le varie Regioni italiane su questo fronte e il nostro viaggio parte dal Lazio, con un’intervista all’assessora alle Politiche sociali Alessandra Troncarelli, una testimonianza diretta di come le Regioni dovranno agire per sfruttare il più possibile questa opportunità.

Con il PNRR, cosa cambierà concretamente nella vita delle persone con disabilità?
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta un’opportunità e una sfida che il nostro Paese deve cercare di cogliere al meglio, in modo da poter innescare cambiamenti proficui che possano riguardare tutti i settori strategici di crescita e sviluppo: dalle politiche sociali alla scuola; dalle infrastrutture alla sanità; dalla ricerca alla transizione ecologica; passando anche per turismo, cultura e digitalizzazione.
Parte delle risorse del PNRR saranno indirizzate a sostegno dell’inclusione sociale e della coesione sociale; una scelta che si rivela essere piuttosto lungimirante per la ripresa economica e civile dei nostri territori perché sostengono percorsi di crescita e di sviluppo delle persone, superando l’ottica dell’assistenzialismo e puntando piuttosto sulla partecipazione.
Oltre agli investimenti nelle singole azioni previste, in merito alle quali il compito delle Regioni sarà quello di intercettare le risorse messe a disposizione ad opera del Ministero per trasmettere le manifestazioni di interesse agli Enti locali, il PNRR prevede anche delle riforme relative ai vari settori di riferimento; tra quelle riguardanti l’ambito della tematica sociale troviamo: il Family act, la legge quadro o Codice per la disabilità e la riforma degli interventi a favore degli anziani non autosufficienti.
Per quanto riguarda la legge quadro sulla disabilità, l’intento è promuovere una reale inclusione delle persone più fragili nella società, valorizzandola valutazione multidimensionale della persona disabile, affinché si possa stabilire un progetto personalizzato sostenuto anche dal budget di salute, strumento fondamentale per l’assistenza nel sociale, poiché rappresenta l’insieme delle risorse economiche, professionali e umane necessarie per l’attuazione del progetto stesso. Un percorso che passerà anche attraverso l’implementazione territoriale dei Punti Unici di Accesso per le Persone con disabilità, quale strumento di valutazione multidimensionale e di accesso ai servizi.
Sarà quindi fondamentale porre attenzione alla presa in carico integrata del cittadino in modo da tenere conto delle esigenze del diretto interessato, ma anche del contesto familiare e di vita di riferimento e si punterà inoltre a rafforzare la qualificazione dei servizi sociali e sanitari, semplificandone anche l’accesso. Si cercherà di promuovere i progetti di Vita Indipendente con i quali aiutare la persona con disabilità complessa a vivere in autonomia e realizzare il proprio progetto di vita con l’ausilio di un assistente, andando così a gestire la cura della propria persona, la vita domestica, il tempo libero.
Quali interventi in questa direzione sono stati messi in campo dalla Regione Lazio?
L’inclusione e la solidarietà sono due fari che guidano tutta la programmazione regionale
nell’ambito delle Politiche Sociali. Come Assessorato lavoriamo a 360 gradi per la presa in carico sia della persona sia del suo nucleo famigliare per arrivare ad offrire proposte che soddisfino il reale fabbisogno dei cittadini. La nostra volontà è perseguire un’assistenza in grado di sostenere i più fragili nelle diverse attività del vivere quotidiano per aiutarli a raggiungere un’autonomia e un’indipendenza quanto più possibile elevata, tenendo sempre conto della singola situazione di partenza.
Tutti propositi che trovano riscontro nei nostri interventi e tra i più recenti ricordo l’avviso da 11 milioni di euro per l’erogazione di “Buoni Servizio finalizzati ai servizi di assistenza per le persone non autosufficienti”, con il quale abbiamo voluto potenziare la rete dell’offerta di servizi sociosanitari territoriali, migliorandone l’accesso e consentendo alle persone con particolari carichi di cura nei confronti di famigliari non autosufficienti di mantenere o migliorare la propria condizione lavorativa o di avere il tempo di intraprendere percorsi di formazione professionale o istruzione.
Inoltre, sempre parlando di traguardi recenti, ricordo che ad agosto abbiamo approvato le Linee guida regionali per l’applicazione delle finalità contenute nella Legge 22 giugno 2016, n. 112, riguardante le “Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare”. Questo provvedimento punta a favorire il supporto domiciliare alla persona disabile, nelle abitazioni o gruppi-appartamento, che riproducano le condizioni abitative e relazionali della casa famigliare; oppure soluzioni alloggiative di co-housing, per impedire l’isolamento delle persone con disabilità grave.
E proprio pensando a chi si prende cura dei propri cari, abbiamo approvato le “Linee guida
regionali per il riconoscimento del Caregiver familiare, la valorizzazione sociale del ruolo e la promozione di interventi di sostegno”, per le quali abbiamo investito oltre sei milioni di euro. In questo modo il caregiver sarà formalmente riconosciuto e coinvolto attivamente al momento della definizione del piano assistenziale integrato, condividendolo nei contenuti e nelle finalità; viene inoltre offerta una cornice di riferimento omogenea a livello territoriale mediante la “Scheda Caregiver familiare”, firmata congiuntamente dall’assistito e da chi se ne prende cura. Tutti questi interventi sono il risultato di una proficua collaborazione con tutte le figure coinvolte a livello territoriale e locale. A guidarci la volontà di mettere in atto una pianificazione che si inserisca concretamentenel solco tracciato dalla normativa nazionale, pur andando comunque a potenziare i servizi già esistenti e assicurandone dei nuovi come con l’approvazione delle “Linee guida per l’avvio dei Centri polivalenti per giovani e adulti con disturbo dello spettro autistico ed altre disabilità con bisogni complessi”, e successivo relativo avviso pubblico per la presentazione delle proposte progettuali per la gestione di questi centri socio-assistenziali innovativi.
Si tratta di un servizio che nasce con l’obiettivo di aiutare le persone più fragili a intraprendere un percorso di inclusione sociale, volto alla valorizzazione e sviluppo delle singole competenze, al potenziamento delle autonomie e al miglioramento della qualità di vita. Puntiamo sia ad aiutare i giovani-adulti con difficoltà ad integrarsi nella comunità sia a coinvolgere le famiglie.
Ci sono aspetti o lacune da colmare secondo lei e la sua esperienza in ambito regionale?
Mi ritengo soddisfatta del percorso che abbiamo tracciato e che stiamo continuando a portare avanti con la guida del presidente Nicola Zingaretti. In questi ultimi due anni abbiamo dovuto affrontare una situazione inaspettata e impensata. La pandemia ci ha travolti come uno tsunami e abbiamo dovuto reagire tempestivamente con misure in grado di tamponare l’emergenza, ma allo stesso tempo non abbiamo dimenticato di pianificare e organizzare una programmazione lungimirante. I nostri sforzi continueranno in questa direzione in modo che la ripartenza possa riguardare tutta la comunità e non lasciare indietro nessuno.
Come si evince da questa prima intervista, i progetti in campo sono tanti e tutti validissimi, segno di un effettivo impegno istituzionale a portare avanti il Piano nella maniera più efficace possibile.
MEDORA Magazine si impegna a seguire da vicino queste progettualità regionali e a raccontarle. Quello che conta, infatti, è calare i progetti, le idee e i valori che rappresentano nella quotidianità, in cui l’accesso all’informazione e ai servizi sia chiaro e fruibile per tutti, in cui sia “facile” ottenere una risposta e/o un intervento. Quello che conta è che tutto quello che è sulla carta diventi concreto, che aiuti davvero le persone con disabilità nella vita di tutti i giorni. Perché un Paese “sano” non lascia nessuno indietro.